La Coldiretti di Avellino dice No al progetto dell’Inea

Si è svolta a Montella l’assemblea con i soci delle zone castanicole della provincia irpina. L’incontro è stato finalizzato ad informare e raccogliere opinioni per definire la bozza di un progetto, presentato in sede di Tavolo castanicolo ministeriale, che dovrebbe attuare alcune azioni previste dal Piano Nazionale. All’incontro erano presenti un gran numero di produttori. Per la Federazione di Avellino, insieme al presidente sezionale di Montella, Giovanni Marano e allo staff dell’ufficio di zona, Ferdinando Russo, Salvatore Pizza e Egidio Carfagni, hanno partecipato il presidente, Francesco Vigorita, il direttore, Marcello De Simone e il vice direttore, Giovanni Colucci.
Dopo i saluti di Giovanni Marano, sull’argomento ha relazionato Giovanni Colucci. Il progetto, presentato dall’Inea (Istituto Nazionale di Economia Agraria) e da altre tre associazioni di carattere nazionale (in cui non si riscontrano produttori), verrebbe finanziato con 400mila euro, risorse che vanno ad aggiungersi al milione di euro destinato alla lotta al Dryocosmus kuriphilus (detto cinipide del castagno), il parassita che in Italia, e nelle nostre zone in modo particolare, sta mettendo in grave crisi questa coltura. Da subito, già alla riunione del tavolo Ministeriale tenutosi il 30 maggio scorso, il rappresentante di Coldiretti ha fortemente osteggiato il progetto chiedendo che vengano stralciate tutte quelle misure che non hanno una ricaduta diretta sui produttori di castagne, in modo che le risorse disponibili possano dare il massimo dei risultati. In particolare, c’è preoccupazione per le avversità secondarie rispetto al problema cinipide – come il marciume delle castagne (Gnomoniopsis spp.), la cidia e il balanino – per le quali vanno impostati programmi di difesa adeguata e compatibili con la lotta al cinipide. Per la Coldiretti, inoltre, è necessario disporre di adeguate risorse anche per la lotta biologica al cinipide del prossimo anno, da attuarsi con nuovi lanci.
In realtà, il Piano, secondo l’analisi fatta in assemblea, riserva poco o niente ai produttori per ristorarli dal danno o per investimenti diretti alla lotta al parassita, e per avviare la ripresa a livello europeo, essendo una elencazione di studi, analisi, lettura di dati statistici, attività di formazione, predisposizione di materiale divulgativo cartaceo e informatico, attività di sensibilizzazione rivolta ai produttori, raccolta di materiale fotografico, attività di informazione sul territorio per le aziende agricole, insomma tutta una serie di attività di cui i castanicoltori non hanno assolutamente bisogno, perché negli ultimi anni già tanto è stato fatto in tal senso e molto già si conosce di questo parassita.
Il direttore, Marcello De Simone, ha chiaramente indicato ciò di cui ha bisogno in questo momento il comparto, e cioè sapere dalle istituzioni politiche e scientifiche competenti, se esista un progetto serio per la lotta la cinipide. Un progetto che indichi chiaramente ai castanicoltori cosa si intende fare, e quanto si vuole investire per la tutela e la ripresa del settore, senza sperpero di denaro pubblico che, oggi, oltre che ingiustificato sarebbe anche immorale. Per De Simone i 400mila euro devono andare al mondo agricolo aumentando il numero dei lanci e delle coppie di Torymus.
Il problema del cinipide investe direttamente l’economia di un intero settore che vive di castanicoltura e non può essere strumentalizzato da chi non ha una cultura produttiva ed economica del castagno, com’è per la provincia irpina, dove esiste il più esteso distretto castanicolo nazionale, che dà lavoro e reddito a un gran numero di famiglie, oltre a connotare un territorio unico, disegnato da secoli dalle piantagioni di castagno. A ciò si aggiunge l’insostituibile funzione eco-sostenibile, di tutela e assetto del territorio.
Coldiretti Avellino ha affermato il suo “no” al piano. Noi siamo da parte delle imprese. La castanicoltura è vitale in queste zone – ha concluso il presidente Francesco Vigorita Vigorita – e un suo abbandono avrebbe delle conseguenze drammatiche per la tenuta del territorio e per le conseguenze di carattere economico e sociali che ne deriverebbero. Non è tollerabile alcun tentativo di speculazione sulla pelle di gente che ha dedicato una vita a questa coltura e vuole continuare a farlo. Su questa posizione di Coldiretti è unanime e convinto il sostegno dei castanicoltori irpini che hanno invitato l’Organizzazione a tenere alta l’attenzione perché i pochi fondi a disposizione nel Piano Castanicolo siano finalizzati al sostegno del comparto e dei “veri” castanicoltori, pronti anche ad eventuali azioni di protesta.

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