Tonno adulterato, disposti gli arresti domiciliari per il titolare del laboratorio irpino

avellino carcere

Tonno adulterato, disposti gli arresti domiciliari per M.R., di Villa Franca residente a Torre Le Nocelle, coinvolto nell’indagine della Procura di Trani. Durante l’interrogatorio di garanzia, che si è svolto giovedì scorso, tramite videocollagamento dal carcere di Bellizzi Irpino, l’uomo accompagnato dal suo avvocato Raffaele Tecce, aveva categoricamente negato le accuse, sottolineando che la sua attività si occupava di sicurezza alimentare e non di produzione.

Al termine dell’interrogatorio di convalida l’avvocato Tecce aveva chiesto l’attenuazione della misura per il suo assistito. Istanza accolta dal Giudice per le Indagini Preliminari che ha deciso di attenuare la misura cautelare per M.R. disponendo gli arresti domiciliari.

Complessivamente, sono 21 i soggetti indagati accusati di aver utilizzato sostanze che hanno causato oltre trenta intossicazioni alimentari, rendendo i prodotti nocivi per la salute.

Le indagini si concentrano sulla sicurezza alimentare e sulle presunte violazioni commesse da queste persone. Le accuse ipotizzate a vario titolo: associazione per delinquere finalizzata, tra l’altro, all’adulterazione di sostanze alimentari, frode nell’esercizio del commercio e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico.

Secondo quanto riferito dagli organi inquirenti le indagini avrebbero consentito di documentare che il prodotto, prima della sua immissione in commercio, veniva decongelato e adulterato con sostanze non consentite, nello specifico nitriti e nitrati, al fine di esaltarne l’aspetto ed il colore, ma rendendolo, di fatto, nocivo per la salute dei consumatori.

A smascherare l’associazione a delinquere sono stati i Nas di Bari, coordinati dalla procura di Trani, al termine di un’inchiesta che conta 21 indagati tra titolari e dipendenti di due aziende ittiche di Bisceglie, di un laboratorio e di una società di consulenza di Avellino.

Sette gli irpini coinvolti nelle indagine che hanno permesso di verificare il modus operandi degli indagati grazie a nove decreti di perquisizione eseguiti nel maggio dell’anno scorso, in collaborazione con i Nas di Napoli, Salerno, Campobasso, Taranto e Foggia.

Attraverso le intercettazioni telefoniche, gli inquirenti ritengono di aver anche accertato che gli indagati avrebbero messo in commercio ingenti quantitativi di salmone congelato che veniva venduto come fresco, di preparazioni a base di pesce lavorate in un’altra loro azienda, utilizzando prodotti ittici scaduti, e, in un caso, anche una partita di tonno in stato di alterazione e pericolosa per la salute, contaminata con alti livelli di istamina, un composto azotato ampiamente diffuso nell’organismo ma che, se ingerito in grossi quantitativi, può provocare gravi reazioni simili a quelli di un’allergia alimentare.

SPOT