Sciopero della fame, appello di un detenuto
Le carceri di tutta Italia scoppiano e ci sono molte proteste, ieri inoltre c’è stato anche un morto, l’ennesimo suicidio in cella a Parma. Ad Avellino la situazione è molto difficile e dopo lo sciopero del vitto arriva anche quello della fame. A porre in essere questo gesto di protesta è Emilio Romano Silvio Sella, detenuto nel carcere di Bellizzi dal mese di giugno scorso e dal 21 luglio ha iniziato questa protesta. L’uomo ha un passato alle spalle di diversi reati, la tragedia di un figlio 25 enne morto per droga e la morte di un altro per malattia, da anni lavorava come bracciante per poter mantenere la famiglia ed il nipotino affidatogli dopo che il padre era stato dichiarato invalido al 100%. Sua moglie Ida landi, ha deciso di scrivere alle più alte cariche dello Stato, tra cui al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al Ministro di Grazia e Giustizia, Angelino Alfano e al premier Silvio Berlusconi chiedendo che il marito possa essere aiutato affinchè la pena sia tramutata negli arresti domicilari, per dargli la possibilità di stare vicino a tutti noi e di occuparsi del nipotino e a lei di poter lavorare. Inoltre a scritto anche alla direttrice del carcere di Avellino, Cristina Mallardo dicendo: “Lo sa che mio marito ormai da circa un mese sta effettuando lo sciopero della fame, solo per avere la possibilità di poter stare in un cubitolo da solo, in quanto in cella con lui si trova con un ragazzo con problemi di tossicodipendenza e deve capire, avendo perso due figli, uno per malattia, uno proprio per droga con lui in cella non ci vuole stare. Inizialmente mio marito ha iniziato a fare lo sciopero della fame solo per questo motivo, ma ora lo sta effettuando anche con lo scopo di ottenere gli arresti domicilari”.




