Le rivelazioni di Graziano nell’inchiesta su controllo ortofrutta
L’indagine sul controllo dell’ortofrutta da parte di una alleanza tra cosche di diverse regioni ha fatto emergere l’esistenza di un “federalismo mafioso”: lo ha detto il procuratore nazionale antimafia, Pietro Grasso, che ha partecipato alla conferenza stampa svoltasi nella procura di Napoli. Grazie alle alleanze con altri clan della Campania, della Calabria e della Sicilia, ha chiarito Grasso, i casalesi hanno ottenuto il monopolio del trasporto dei prodotti ortofrutticoli in gran parte d’Italia. Ne conseguono quelle che il procuratore nazionale ha definito “cose impensabili”: per esempio, per essere impacchettate, le fragole vengono inviate da Vittoria, in Sicilia, a Fondi nel basso Lazio; da lì vengono poi distribuite in tutto il Sud Italia e a Milano: le conseguenze sui prezzi sono enormi. Grasso ha anche messo in rilievo l’arresto di alcuni imprenditori siciliani tra cui Antonio e Massimo Sfraga legati al boss latitante Matteo Messina Denaro e Giuseppe e Vincenzo Ercolano, imparentati con la famiglia Santapaola. Grazie ai legami con loro, i casalesi riuscivano a controllare rispettivamente i mercati ortofrutticoli della Sicilia Occidentale e di quella Orientale. Le indagini coordinate dai pm Cesare Sirignano, Francesco Curcio e Ivana Fulco si sono avvalse anche della collaborazione di due collaboratori di giustizia: Felice Graziano, capo dell’omonimo clan di Quindici (Avellino) e di Carmine Barbieri, già “uomo d’onore” della famiglia Madonia di Gela e definito dagli investigatori di “elevatissimo spessore”.