Iva evasa: Solofra nell’inchiesta Dirty Leather

Iva evasa: Solofra nell’inchiesta Dirty Leather

“East-Skin srl”, si chiama così l’azienda operante a Solofra finita nell’inchiesta “Dirty Leather” condotta dalla guardia di finanza di arzignano. La conceria utilizzava le pelli formalmente acquistate da una società cartiera all’estero, ma che in realtà faceva comprare surrettiziamente per non pagare l’iva e per godere di uno sconto illecito del 20 per cento per avere vantaggi sul mercato a carico dei concorrenti. È l’ipotesi della guardia di finanza, che nei giorni scorsi ha sequestrato beni per un milione e 100 mila euro all’imprenditore Claudio Fontana, 47 anni, di Arzignano, titolare della “Vimos spa” di viale Europa a Gambellara, che vende pelli lavorate. Fontana, assistito dagli avv. Paolo Rossi e Alberto Rossetti, è indagato dal pm Marco Peraro per frode fiscale nell’ambito di uno dei tanti tronconi della maxinchiesta “Dirty leather” contro l’evasione dell’erario nel comparto della concia dell’Ovest Vicentino. Con Fontana, è indagato anche Luciano Urbani, ex dipendente della “Vimos” e legale rappresentante della “East-Skin srl” di Solofra, ritenuta una società cartiera. I sigilli sono stati posti dalle fiamme gialle guidate dal colonnello Morelli e dal tenente colonnello Borrelli come sequestro preventivo, e riguardano conti correnti, titoli e contante, oltre ad una parte dell’abitazione dove vive Fontana. La scorsa settimana, dopo che il sequestro era stato firmato dal gip, il tribunale del Riesame ha confermato i sigilli rigettando l’istanza di dissequestro avanzata dall’imprenditore, che respinge con forza le accuse e sostiene di essersi comportato correttamente acquistando le pelli dalla “East-Skin”. Secondo l’imprenditore la “Vimos” non poteva sapere se la ditta irpina, che è stata posta in liquidazione e che ha cessato l’attività nel luglio 2009, fosse o meno in regola con il pagamento dell’iva. I finanzieri hanno calcolato omessi versamenti per circa 600 mila euro. In tesi d’accusa, Urbani avrebbe costituito la “East-Skin” al solo scopo di operare, sulla carta, per la ditta di Gambellara, che dà lavoro a qualche decina di persone ed ha un fatturato annuo di alcune decine di milioni di euro. Secondo i detective del nucleo di polizia tributaria delle fiamme gialle, Urbani avrebbe operato da braccio destro di Fontana. La società avellinese non avrebbe mai avuto la disponibilità di magazzini, e la documentazione fiscale sarebbe stata in parte distrutta per non ricostruirne il volume d’affari. Negli anni scorsi, compito di Urbani sarebbe stato quello di fingere gli acquisti di merce da fornitori stranieri che già in passato avevano venduto alla “Vimos”; ma il suo sarebbe stato un compito solo cartaceo, perché la pelle non è mai passata da Solofra. Godendo della possibilità di non versare i tributi doganali – cioè l’iva – all’atto dello sdoganamento, non li avrebbe in realtà mai versati. Di qui il sequestro. In questa maniera la conceria vicentina infatti avrebbe operato in maniera non corretta sul mercato, come ricostruito per numerose altre realtà produttive del comparto. Un’ipotesi che Fontana e Urbani respingono con forza.

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