Inchiesta tonno adulterato, revocate le misure per altre due dipendenti del laboratorio

Tonno adulterato - Nas

Inchiesta tonno adulterato il gip di Trani, Altamura ha revocato le misure  di obbligo  di dimora per altre dipendenti del laboratorio analisi. Sono tornate libere A.M. e M.T  le due dipendenti del laboratorio, difese dall’avvocato Nello Pizza e dall’avvocato Fabio Tulimiero. Inoltre è  stato disposto per G.C. difeso dall’avvocato  Donatiello la revoca della misura degli arresti domiciliari con applicazione del divieto di dimora nel comune di Avellino .

Nei giorni scorsi,invece,  hanno lasciato il carcere di Bellizzi Irpino e sono stati sottoposti agli arresti domiciliari il titolare del laboratorio  M.R. e la dipendente L. G. difesi dagli avvocati Raffaele Tecce e Amerigo Festa.

Complessivamente, sono 21 i soggetti indagati accusati di aver utilizzato sostanze che hanno causato oltre trenta intossicazioni alimentari, rendendo i prodotti nocivi per la salute. Le indagini si concentrano sulla sicurezza alimentare e sulle presunte violazioni commesse da queste persone. Le accuse ipotizzate a vario titolo:associazione per delinquere finalizzata, tra l’altro, all’adulterazione di sostanze alimentari, frode nell’esercizio del commercio e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico.

Secondo quanto riferito dagli organi inquirenti le indagini avrebbero consentito di documentare che il prodotto, prima della sua immissione in commercio, veniva decongelato e adulterato con sostanze non consentite, nello specifico nitriti e nitrati, al fine di esaltarne l’aspetto ed il colore, ma rendendolo, di fatto, nocivo per la salute dei consumatori.

A smascherare l’associazione a delinquere sono stati i Nas di Bari, coordinati dalla procura di Trani, al termine di un’inchiesta che conta 21 indagati tra titolari e dipendenti di due aziende ittiche di Bisceglie, di un laboratorio e di una società di consulenza di Avellino.

Sette gli irpini coinvolti nelle indagine che hanno permesso di verificare il modus operandi degli indagati grazie a nove decreti di perquisizione eseguiti nel maggio dell’anno scorso, in collaborazione con i Nas di Napoli, Salerno, Campobasso, Taranto e Foggia.

Attraverso le intercettazioni telefoniche, gli inquirenti ritengono di aver anche accertato che gli indagati avrebbero messo in commercio ingenti quantitativi di salmone congelato che veniva venduto come fresco, di preparazioni a base di pesce lavorate in un’altra loro azienda, utilizzando prodotti ittici scaduti, e, in un caso, anche una partita di tonno in stato di alterazione e pericolosa per la salute, contaminata con alti livelli di istamina, un composto azotato ampiamente diffuso nell’organismo ma che, se ingerito in grossi quantitativi, può provocare gravi reazioni simili a quelli di un’allergia alimentare.

SPOT