I profughi sognano un lavoro e una casa in Irpinia

LA STORIA – Non sognano la gloria ma la normalità in una terra pacifica. Joseph, cattolico e nigeriano, e Khaled, musulmano e pakistano, sono arrivati in Irpinia un giorno di fine maggio dello scorso anno. Entrambi hanno vissuto e lavorato per molti mesi in Libia prima dell’avvento della primavera araba. Hanno sborsato somme ingenti per imbarcarsi di notte su un barcone sconquassato che li avrebbe poi abbandonati sulle spiagge italiane di Lampedusa. I due giovani si sono conosciuti nel ce…

LA STORIA – Non sognano la gloria ma la normalità in una terra pacifica. Joseph, cattolico e nigeriano, e Khaled, musulmano e pakistano, sono arrivati in Irpinia un giorno di fine maggio dello scorso anno. Entrambi hanno vissuto e lavorato per molti mesi in Libia prima dell’avvento della primavera araba. Hanno sborsato somme ingenti per imbarcarsi di notte su un barcone sconquassato che li avrebbe poi abbandonati sulle spiagge italiane di Lampedusa. I due giovani si sono conosciuti nel centro di prima accoglienza dell’isola dove sono stati visitati e dopo qualche giorno spediti da Agrigento a Venticano a bordo di un torpedone. Joseph e Khaled sono diventati molto presto amici, e compagni di lavoro. Vivono di lavori saltuari nei campi ma progettano di realizzare coi risparmi accumulati una piccola azienda di export. Intanto studiano l’italiano, e studiano come fare impresa pur essendo stranieri e in un momento di forte crisi.”Ci troviamo molto bene in Irpinia- racconta Joseph, spalle larghe e sguardo imbronciato-, e speriamo di restare qui ancora a lungo. Abbiamo nostalgia della famiglia però la nostra nuova vita è in questa nuova terra che ci ha accolti e ci ha fatti sentire a casa”. Come i ragazzi della loro generazione Joseph e Khaled hanno smartphone e pc, navigano in rete e mangiano e vestono all’occidentale. Così le donne, affabili sì ma poco loquaci. Due sono diventate mamme, e per loro si è attivata una straordinaria catena di solidarietà ma anche un acceso dibattito sulla cittadinanza da concedere ai due pargoli, Francesco e Ciriaco, nati all’inizio di quest’anno in strutture sanitarie irpine. Sono 187 i profughi africani e pachistani presenti nella nostra provincia in attesa di ottenere lo status di rifugiato ma al momento devono accontentarsi della protezione internazionale per scopi umanitari rilascita a tutti dalla Commissione territoriale di Caserta e di un permesso di soggiorno di un anno. Nessuno di loro ha intenzione di ritornare nei Paesi di provenienza, tutti invece aspirano a restare in Italia o comunque in Europa. Pertanto si stanno industriando a trovare aziende disposte a farli lavorare senza intoppi di modo che possono permettersi anche il lusso di trovare casa e lasciare così gli alberghi dove sono alloggiati da un anno e mezzo.”Non è semplice avere tutto- spiega Khaled, occhi scuri e profondi, in un italiano quasi perfetto- noi però ci proviamo perché ci crediamo”. Joseph e Khaled hanno fatto una scommessa e non sono disposti a perderla. In gioco c’è il futuro, e quindi la vita. E la loro vita adesso è qui e da qui non vogliono partire.”Grazie all’Irpinia- continua ancora Khaled- e alla sua gente che ci vuole tanto bene e ci ha aiutato. Ora è festa e non lavoriamo ma dopo riprenderemo a dare una mano nelle campagne. Vogliamo realizzare un’azienda e portare fuori i nostri prodotti, anche nei nostri Paesi”. Una sfida ambiziosa per Khaled che arriva da Karachi dopo aver trascorso gli ultimi anni della sua giovane vita a Tripoli, corridoio inevitabile per passare poi in Europa. E a Tripoli Khaled come Joseph lavoravano in piccole imprese edili prima che lo scoppio della guerra civile invertisse i destini a entrambi. E adesso si stanno industriando per trovare un’occupazione che consenta loro di tirare avanti onestamente e di stabilizzarsi definitivamente in Irpinia, la terra che ha dato un luminoso esempio di accoglienza e integrazione.

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