Criminalità, Procuratore Gratteri: non esistono le isole felici. Cambia solo l’intensità della presenza mafiosa

Il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli Nicola Gratteri ha fatto visita all’ITE Amabile di Avellino per una lezione sulla legalità e l’impegno civile nel contrasto alla criminalità organizzata. L’evento educativo si inserisce all’interno di un ciclo di iniziative, iniziato da diversi mesi, promosso dalla dirigente Antonella Pappalardo per sensibilizzare i giovani sul tema della legalità.

A margine dell’evento, il Procuratore Gratteri   si è soffermato sulla crisi del sistema penitenziario italiano, sullo sciopero dei magistrati e sulla presenza della criminalità organizzata in Irpin

“La crisi del sistema carcerario si aggrava di anno in anno. Attualmente mancano circa 16.000 agenti di polizia penitenziaria, il che rende impossibile garantire un adeguato trattamento rieducativo. Spesso le carceri si riducono a semplici contenitori di detenuti, senza il personale necessario per l’educazione e il reinserimento sociale” ha dichiarato Nicola Gratteri.

“Quando, per carenza di uomini e mezzi, si lasciano aperte le celle dell’alta sicurezza, insieme a quelle destinate ai detenuti comuni e a quelli in regime di media sicurezza, di fatto le carceri finiscono sotto il controllo dei mafiosi. Sarebbe necessario un forte investimento nel settore” ha affermato il Procuratore di Napoli.
“Dal momento che il sovraffollamento è cronico e molto grave, si potrebbe iniziare con il trasferimento dei giovani detenuti tossicodipendenti in comunità terapeutiche per la disintossicazione. Allo stesso modo, andrebbe affrontata la questione dei malati di mente che si trovano in carcere: invece di rimanere reclusi, dovrebbero essere accolti in strutture protette. Dopo la chiusura dei manicomi, infatti, non sono state costruite a sufficienza le REMS. Una soluzione potrebbe essere quella di recuperare alcune ville confiscate alla criminalità organizzata, attualmente in stato di abbandono, metterle in sicurezza e destinarle a strutture psichiatriche, assumendo medici specialisti e infermieri per garantire assistenza adeguata. In questo modo si ridurrebbe in parte il sovraffollamento carcerario e si migliorerebbe il trattamento dei detenuti” sostiene Gratteri.
“Inoltre, trasferire i detenuti tossicodipendenti agli arresti domiciliari o in comunità terapeutiche comporterebbe anche un notevole risparmio economico. Un detenuto in carcere costa mediamente tra i 170 e i 180 euro al giorno, mentre in una comunità terapeutica il costo scende a circa 50-60 euro al giorno. In pratica, con la stessa spesa si potrebbero gestire tre detenuti in comunità anziché uno in carcere” ha sottolineato.
“Queste misure, unite alla costruzione di tre o quattro nuovi istituti penitenziari da 5.000 posti ciascuno, distribuiti sul territorio nazionale, potrebbero risolvere il problema del sovraffollamento per i prossimi trent’anni” ha aggiunto.
Interpellato sulla definizione di “isola felice” in relazione all’Irpinia, Gratteri ha sottolineato che “Non esistono aree d’Italia immuni dalla criminalità organizzata. Se ci sono tossicodipendenti, significa che c’è anche qualcuno che vende droga. La droga non si acquista in farmacia, ma da criminali che poi reinvestono i proventi nel riciclaggio o nell’economia locale. Questo dimostra che un ‘territorio felice’ non esiste; cambia solo l’intensità della presenza mafiosa.
A proposito dello sciopero dei magistrati dello scorso 27 febbraio, deciso dall’Assemblea straordinaria dell’Anm come uno degli strumenti di mobilitazione contro il disegno di legge costituzionale Nordio che riforma la magistratura, Gratteri ha affermato: “Sapevamo già che la mobilitazione non avrebbe modificato i rapporti con la politica o con il legislatore: non avevamo questa presunzione. Il nostro obiettivo era sensibilizzare l’opinione pubblica. Sta a noi magistrati spiegare in modo più chiaro le conseguenze di queste riforme, anche in vista del referendum”.

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