
Si chiude con quattro condanne per gli episodi di peculato il processo di primo grado dell’inchiesta avviata nel 2016 dalla Procura su Azienda Città Servizi
Condannati l’ex manager dell’Acs, Amedeo Gabrieli a 4 anni e 8 mesi, Luciana Giugliano a 4 anni e 2 mesi, la cognata di Gabrieli, l’ex consigliere comunale Barbara Matetich per un solo episodio di peculato a 2 anni e 8 mesi, suo marito Antonello Carmine Ciccarone per due episodi di peculato a 2 anni e 8 mesi. Difesi dagli avvocati Gerardo Di Martino, Costantino Sabatino e Fabio Tulimiero. Gli avvocati sono pronti ad impugnare la sentenza di primo grado.
Le assoluzioni
Assolti dalle accuse Pino Freda, Mauro Aquino, Sergio Galluccio, Maria Stingo, Raffaele Matarazzo, Vincenzo Marciano accusati di corruzione con la formula “il fatto non sussiste”. Sergio Festa reato prescritto, difeso dall’avvocato Gerardo Santamaria. Le motivazioni saranno rese note tra trenta giorni. La sentenza è stata emessa dal tribunale di Avellino, in composizione collegiale presieduta dal giudice Lucio Galeota. I sette sono stati difesi dagli avvocati Claudio Frongillo, Ennio Napolillo, Gaetano Aufiero, Alberico Villani, Guido Chiusano.
Le richieste della procura
Il pm al termine della sua requisitoria ha chiesto 11 anni di reclusione per Amedeo Gabrieli, 7 anni per Luciana Giugliano, 6 anni per l’ex consigliera comunale Barbara Mathetic, 6 anni per suo marito Carmine Antonio Ciccarone, 6 anni per Pino Freda, 6 anni per Mauro Aquino, 6 anni per Sergio Galluccio, 6 anni per Vincenzo Marciano, 6 anni per Sergio Festa, 4 anni per Maria Stingo, 4 anni per Raffaele Matarazzo.Gli imputati rispondono a vario titolo di peculato e corruzione.
L’inchiesta
L’inchiesta condotta dall’ex procuratore della Repubblica Rosario Cantelmo, a maggio 2016 registrò provvedimenti giudiziari per l’ex amministratore unico, Amedeo Gabrieli, che finì agli arresti domiciliari. Per altre cinque persone – Mauro Aquino, Pino Freda, Sergio Galluccio, Vincenzo Marciano, Luciana Giugliano – scattò il divieto di dimora nel capoluogo irpino. Misure cautelari che furono revocate il 30 settembre 2016.Secondo l’accusa l’azienda negli anni precedenti avrebbe affidato i servizi pubblici «senza alcuna procedura, nel totale disprezzo delle regole e in cambio di sostegni elettorali».