Aste ok, al vaglio presunte false testimonianze: doppia richiesta di trasmissione degli atti al pm

Tribunale Avellino

Aste ok, nuova udienza stamattina, presso il Tribunale di Avellino, in composizione collegiale presieduta dal presidente Dott. Roberto Melone, a latere Gilda Zarrella e Vincenza Cozzino, del processo nato dall’inchiesta “Aste ok” del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Avellino e il Nucleo Pef delle Fiamme Gialle di Napoli che hanno indagato su questo nuovo filone d’illeciti che vede protagonista il Clan Partenio.

Nella giornata di oggi, a causa di un impedimento, il Pubblico Ministero, Henry John Woodcock – titolare dell’inchiesta – è stato sostituito dalla dott.ssa Simona Rossi, Pm nel filone parallelo relativo al Nuovo Clan Partenio.

La prima testimonianza della giornata è stata fornita da una consulente giudiziaria, su richiesta dell’Avvocato Alessandro Diddi. La testimone ha risposto alle domande dell’Avvocato Alberico Villani in relazione a diverse procedure esecutive, oggetto di approfondite indagini da parte degli inquirenti. Ha dichiarato che Armando Aprile era presente durante alcune aste giudiziarie, ma non in particolare durante un’asta specifica, la quale, invece, è stata ampiamente esaminata nel corso della fase dibattimentale.

La seconda testimonianza è stata fornita dal cuoco del ristorante “It’s OK”, su richiesta dell’avvocato Roberto Saccomanno. Il testimone ha affermato di essere a conoscenza del fatto che i fratelli Galdieri frequentassero il locale almeno alcune volte al mese. Inoltre, ha dichiarato che Livia Forte aveva abitualmente contatti con la clientela, stando in sala e conversando ai tavoli con i clienti. Ha affermato , tuttavia, di non aver notato una relazione particolare tra Livia Forte e i fratelli Galdieri. Tuttavia, quando la Forte rientrava in cucina dopo aver parlato con i Galdieri, sembrava “apparire stralunata, con la testa tra le nuvole”.

La terza testimonianza è stata quella di un maresciallo dei carabinieri,citato dall’avvocato Diddi. Il militare ha dichiarato di aver raccolto nel 2018 la denuncia relativa a un’esecuzione, durante la quale sono state acquisite prove significative, tra cui messaggi su WhatsApp e alcuni file video. L’asta giudiziaria oggetto di indagine riguardava una conceria a Solofra, e la donna ha dichiarato che Armando Aprile e altri soggetti erano andati a visionare l’immobile. Successivamente, il materiale raccolto è stato trasmesso alla Direzione Distrettuale Antimafia. Nel 2022, ancora, la DDA ha richiesto ai militari dell’Arma i file originali consegnati dall’esecutata nel 2018. Al termine della testimonianza, l’Avvocato Saccomanno ha richiesto la trasmissione degli atti in Procura, ipotizzando che le dichiarazioni pronunciate nel 2022 dalla donna esecutata, in cui riferiva di essere stata minacciata con una pistola, siano state smentite dal maresciallo dei carabinieri. Pertanto, sarà necessario approfondire e comprendere se si tratta di un caso di false dichiarazioni.

La quarta testimonianza, richiesta dall’Avvocato Gaetano Aufiero, è stata quella dell’avvocato e amico di un esecutato. Il testimone ha narrato lo svolgimento di una procedura di aggiudicazione immobiliare, affermando di non essere a conoscenza di eventuali contatti tra il suo assistito e altri protagonisti dell’inchiesta.Rispondendo alle domande dell’Avvocato Aufiero, che faceva riferimento a un attentato incendiario avvenuto ad Atripalda, non ha affrontato il tema specifico del movente dell’accaduto; senza sapere neanche se, l’esecutato, successivamente a questo episodio, aveva presentato denuncia. Al termine della testimonianza, l’Avvocato Aufiero ha richiesto la trasmissione degli atti in Procura, ipotizzando che le dichiarazioni pronunciate in fase di testimonianza dall’esecutato, in cui riferiva di aver subito un attentato a causa delle aste giudiziarie, siano state smentite dal testimone ascoltato oggi. Pertanto, anche in questo caso, sarà necessario approfondire se si tratta di un caso di false dichiarazioni.

La quinta testimonianza, richiesta dall’Avvocato Gaetano Aufiero, è quella della moglie dell’esecutato citato dal precedente teste. La donna ha dichiarato di non aver parlato col coniuge della sprocedura immobiliare. Il marito ne era responsabile, e lei era sostanzialmente all’oscuro degli sviluppi. Quanto alla procedura immobiliare, era un argomento che le generava troppa ansia e pressione. Non sapeva se il marito si fosse rivolto a qualcuno per evitare di perdere il possesso del bene. Era a conoscenza, comunque, che l’uomo aveva presentato denuncia per alcune minacce ricevute. Ha dichiarato, infine, di non sapere se il marito si presentava in Tribunale per assistere alle aste giudiziarie.

La sesta testimonianza era quella dell’ex fidanzata dell’aggiudicatario di un’asta, nonché segretaria della sua officina situata ad Atripalda. La donna ha dichiarato di sapere che l’ex fidanzato aveva partecipato a un’asta giudiziaria oggetto d’indagine. Nello specifico, la teste ha approfondito alcuni fattori relativi all’ asta, nonché determinate interazioni, avvenute presso l’immobile, con il vecchio proprietario dell’immobile, interessato a rientrarne in possesso. La teste ha concluso affermando che il fidanzato, per partecipare all’asta, si è rivolto a un custode giudiziario.

La settima testimonianza è stata quella di un poliziotto a Napoli e fratello di un è stato chiamato a testimoniare in base all’articolo 195. La testimonianza riguarda una presunta telefonata di un acquirente di un capannone finito all’asta, minacciato da tre persone. Inizialmente il teste aveva dichiarato che l’acquirente era spaventato e lo aveva sollecitato a denunciare senza specificare il motivo.

La nona testimonianza del giorno, voluta sempre dal Pubblico Ministero, è un avvocato che ha fornito assistenza per una procedura immobiliare. La sua testimonianza non ha fornito elementi degni di nota. La decima testimonianza, il proprietario di una conceria di Solofra, ha affermato di aver subito una procedura immobiliare. Un capannone di sua proprietà, nello specifico, è andato all’asta. Il testimone ha dichiarato che, nel corso della procedura immobiliare, nessuno lo ha avvicinato: “Nessuno mi ha chiesto soldi per rientrare in possesso dell’immobile”.

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