Dia: “I clan di Napoli e Caserta hanno l’Irpinia nel mirino”

L’Irpinia preda dei clan camorristici di Napoli e Caserta: dal riciclaggio di denaro sporco attraverso attività commerciali e imprenditoriali, ma anche compravendita di immobili alle estorsioni fino al traffico di stupefacenti. Il tutto attraverso alleanze strategiche, ma anche vincoli di parentela. E’ quanto emerge dalla relazione semestrale presentata dalla Direzione investigativa antimafia al Parlamento. Rispetto all’area dove la presenza di clan è un dato storico – parliamo del Vallo Lauro, del Baianese e della Valle Caudina – l’Alta Irpinia e il comprensorio montorese solofrano si confermano anche in quest’ultimo dossier tra le zone dove – secondo l’antimafia – “si avverte maggiormente la pressione dei gruppi che fanno parte della delinquenza organizzata”. Il clan Genovese nonostante sia i capi storici che molti affiliati siano da tempo detenuti, secondo la Dia continua a manifestare la propria operatività ad Avellino come nei comuni dell’hinterland cittadino. Nel Vallo di Lauro, i Graziano e i Cava risultano ancora attivi. Recentemente si è spento il capo clan Biagio Cava, ma la sua organizzazione grazie ai rapporti di parentela con il gruppo Sangermano ha esteso la propria egomonia in tutto il Nolano. Riflettori accesi anche sul Mandamento, in modo particolare Avella e Baiano, dove da pochi anni si è affermato un nuovo sodalizio, denominato “Nuovo Ordine di Zona”. E di alleanze e tentacoli estesi in molte zone d’Italia, la Dia parla anche quando affronta il capitolo Valle Caudina e clan Pagnozzi che da tempo ha forti interessi criminali a Sud di Roma ed ora rivitalizzato grazie all’appoggio dei Casalesi e dei clan beneventani Sparandeo, Esposito, Iadanza-Panella.

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