Prescrizioni a pazienti deceduti: Finanza recupera 4 mln di euro

E’ volta al termine una complessa indagine condotta dalle Fiamme Gialle irpine nel settore sanitario in tutta la Provincia di Avellino. L’articolata attività investigativa, ha avuto origine agli inizi dello scorso anno, sulla base di un progetto avviato, in passato, sul territorio nazionale dal Nucleo Speciale Spesa Pubblica e Repressione Frodi Comunitarie della Guardia di Finanza di Roma, e riguardante il controllo della spesa sanitaria attraverso procedure informatizzate, basate sull’incrocio dei dati contenuti nell’Anagrafe Tributaria ed i “database” delle A.S.L..
L’indagine è stata orientata principalmente al recupero di indennità corrisposte ai medici di base per l’assistenza a pazienti che, a causa del mancato aggiornamento da parte delle A.S.L. di competenza, degli iscritti nelle liste dei medici di medicina generale, hanno percepito compensi non dovuti. Così gli uomini della Tenenza di Ariano Irpino, hanno proceduto ad un confronto dei dati della popolazione residente acquisiti presso i comuni appartenenti ai vari distretti sanitari dell’ex A.S.L. Avellino 1, con la banca dati degli assistiti della provincia.

Il risultato è stato a dir poco sconcertante: dagli incroci è emerso che, nella provincia, sono risultati 6.052 gli assistiti ancora iscritti nelle liste dei medici di medicina generale, benché deceduti o emigrati. Ma l’A.S.L. ha continuato a corrispondere per anni ai medici generici le indennità, sulla base del numero dei pazienti assistiti, quindi, anche per quelli deceduti o emigrati. Per ogni assistito, infatti, le AA.SS.LL. corrispondono ai medici di base, indennità (stabilite dall’AIR – Accordo Integrativo Regionale) che variano da un minimo annuo lordo di 59 euro ad un massimo di 206 in funzione di diversi parametri, che consentono di far lievitare, anche sensibilmente, la quota fissa percepita per ciascun assistito (tra cui, l’onorario professionale stabilito in base alla fascia di appartenenza per anzianità di laurea, il numero di assistiti di età inferiore ai 14 o superiore ai 75 anni, le vaccinazioni antinfluenzali, e così via).
Sta di fatto che la A.S.L. di Avellino, dal 2000 al 2008, ha continuato a corrispondere a 146 medici di base, indennità per l’assistenza di ben 849 assistiti deceduti e 5.203 emigrati (cioè iscritti all’Anagrafe della popolazione non residente o appartenenti ad altri Distretti Sanitari). Il buco nelle casse dello Stato, calcolato dai finanzieri, è enorme: 3.152.762,03 di euro, dei quali i dirigenti pro-tempore dell’A.S.L. di Avellino, avvicendatisi nel tempo, saranno chiamati a rispondere. I risultati dell’indagine, infatti, sono stati comunicati alla Corte dei Conti competente a pronunciarsi sul danno arrecato alle casse dell’Erario dai dirigenti, per aver omesso di vigilare. La loro responsabilità, infatti, discende da una precisa norma di legge (art. 10, comma 3, Legge 23 dicembre 1994, nr. 724), la quale individua nei Direttori Generali i responsabili dei danni finanziari di specie. I Comuni, infatti, non sempre comunicano con solerzia le variazioni della popolazione residente per l’aggiornamento degli elenchi degli iscritti delle A.S.L., e queste ultime non assumono le iniziative necessarie per scongiurare che ciò accada, con notevoli ripercussioni sui bilanci pubblici.
La Regione Campania non solo ha il costo del personale del S.S.N. tra i più alti in Italia, ma ha anche un numero di medici superiore sia all’Emilia Romagna (8.127), alla Toscana (7.594) e al Veneto (7.613), con una spesa lorda pro-capite in euro per farmaci, che la vede al quarto posto (dietro Sicilia, Puglia e Lazio). A seguito dei controlli svolti dalla Tenenza di Ariano Irpino, inoltre, sono stati individuati ben 10 professionisti che hanno prescritto addirittura farmaci a carico del S.S.N. nei confronti di persone decedute: per loro è scattata la denuncia alla locale Procura della Repubblica. Ma non è finita qui. I finanzieri hanno scoperto che, in molti casi, i medici di base non prescrivono correttamente i farmaci ai loro pazienti, contravvenendo sia alle indicazioni terapeutiche degli specifici farmaci approvate dall’AIFA, sia ai Decreti del Commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro nel settore sanitario della Regione Campania, determinando un ingiustificato aggravio per il S.S.N.. Infatti, la prescrizione ai pazienti di alcuni “antiipertensivi” brevettati e di costo elevato (“sartani in associazione”), appartenenti alla “fascia A” e, dunque, rimborsabili dal S.S.N., deve essere preceduta da una cura con farmaci contenenti il medesimo principio attivo non in “associazione fissa”, il cui costo è sensibilmente inferiore ai primi (di circa 1/3).
Tuttavia, da un controllo eseguito dai finanzieri sulle ricette mediche rimborsate dal SSN alle farmacie, è emerso che in un solo anno (dal luglio 2010 al giugno 2011), sono stati ben 335 i medici dell’A.S.L. di Avellino, che hanno prescritto indebitamente farmaci a carico del Servizio Sanitario Nazionale, contravvenendo alle disposizioni delle norme regionali, provocando un danno per le casse del Servizio Sanitario Nazionale di 572.475,77 euro. Infatti, son state 28.577 le ricette mediche oggetto di contestazioni da parte delle Fiamme Gialle ed altre ancora passeranno sotto la lente d’ingrandimento nel prossimo futuro. Anche in questo caso, i finanzieri hanno proceduto a segnalare le irregolarità alla Corte dei Conti e all’ A.S.L. di Avellino per il recupero del danno erariale.
Il controllo eseguito dai finanzieri del Comando Provinciale offre uno spaccato della sanità pubblica irpina a dir poco sconcertante. Infatti, durante i controlli sono stati individuati anche alcuni professionisti con indici di anomalia prescrittiva ben superiori alla media della provincia: ad Ariano Irpino, ad esempio, è stato individuato il caso di un medico che ha prescritto farmaci appartenenti ad una stessa classe terapeutica, prodotti da una famosa casa farmaceutica, per oltre il 93% sul totale delle sue prescrizioni; a Monteforte Irpino, un suo collega, nello stesso periodo, ha prescritto un noto farmaco ben 68 volte oltre la media delle stesse prescrizioni fatte in provincia. Casi che saranno opportunamente approfonditi.

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