Clan Pagnozzi, in carcere altri due affiliati

Clan Pagnozzi, in carcere altri due affiliati

Dopo i pesanti colpi inferti nell’ultimo mese ai danni del clan Pagnozzi, con gli arresti di due tra gli esponenti di maggior spicco, Orazio De Paola e Clemente Fiore, finiscono ora in carcere altri due degli uomini di fiducia del capoclan Gennaro Pagnozzi. Infatti, nella serata di ieri, i carabinieri della Stazione di San Martino Valle Caudina hanno eseguito altre due ordinanze, di cui una è stata emessa nei confronti di Giovanni Guida e l’altra contro Giovanni Di Matola. Per ciò che riguarda il primo, si può dire che Guida, sebbene non annoveri precedenti per lo specifico reato di associazione a delinquere di tipo mafioso, si qualifica di certo tra i principali esponenti dell’organizzazione criminosa facente capo al Giaguaro, non solo perché risulta tra gli affiliati più vicini al capoclan, ma anche perché a questi è pure legato da un vincolo di parentela. Il Guida, specie nell’ambito della stessa compagine camorristica, viene considerato come un personaggio che non ha timore di commettere delitti finalizzati ad intimidire chiunque non “obbedisca” agli ordini del capo e risulta essere colui che, materialmente, andava ad estorcere denaro ai commercianti di Montesarchio e Benevento. Visto che l’uomo si trovava attualmente sottoposto alla misura di sicurezza della libertà vigilata ma che, durante i numerosissimi controlli effettuati dai carabinieri di San Martino Valle Caudina, si è più volte dimostrato inadempiente alle prescrizioni impostegli dall’Ufficio di Sorveglianza del Tribunale di Avellino, a seguito di esplicita richiesta degli stessi carabinieri, i magistrati avellinesi hanno disposto l’aggravamento della misura e la contestuale sostituzione della libertà vigilata con la detenzione in casa di lavoro per la durata minima di due anni. Per questo motivo, una volta terminati gli adempimenti di rito, i carabinieri hanno provveduto ad accompagnarlo al carcere di Bellizzi Irpino, da dove verrà in seguito tradotto fino alla casa di lavoro di Favignana, in provincia di Trapani, che è la struttura individuata dai magistrati per fargli espiare tale misura di sicurezza. La seconda ordinanza, quella emessa nei confronti di Di Matola, proviene invece dal Tribunale di Salerno, i cui magistrati hanno disposto il ripristino della custodia cautelare in carcere nei confronti dell’uomo che, attualmente, era stato ammesso a fruire del beneficio degli arresti domiciliari per reati inerenti le sostanze stupefacenti. E proprio gli stupefacenti erano la branca della quale lui si occupava all’interno della compagine del Clan Pagnozzi. Infatti, sebbene non fosse tra gli esponenti di spicco della realtà camorristica caudina, Di Matola era coinvolto nella macchina dello smercio delle sostanze stupefacenti. Ma l’ordinanza per la quale è stata ripristinata la custodia in carcere nei suoi confronti non ha a che fare con la droga, ma con l’inosservanza alle prescrizioni derivanti dal beneficio dei domiciliari. Infatti, durante i controlli dei militari dell’Arma di San Maritno, l’uomo è stato trovato più d’una volta in fallo, o perché in compagnia di pregiudicati del posto, oppure perché non reperibile presso l’abitazione nella quale avrebbe dovuto scontare gli arresti domiciliari. Di Matola è ora recluso presso la casa circondariale di Salerno.

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