Autostrade per l’Italia: 6 condanne e 6 assoluzioni per i 40 morti del bus precipitato

Si è concluso con 8 condanne e 7 assoluzioni il processo di primo grado che ha visto sul banco degli imputati i soggetti rinviati a giudizio per la strade del bus precipitato dal cavalcavia di Monteforte Irpino, lungo l’autostrada A16.

Per Autostrade per l’Italia risultato di parità: 6 assoluzioni e 6 condanne.

E’ stato assolto Giovanni Castellucci l’amministratore delegato della società, per il quale era stata chiesta una condanna a 10 anni di reclusione.

Sono stati assolti pure alcuni dirigenti mentre altri hanno subito una condanna che proveranno ad attenuare nei successivi gradi del giudizio.

La lettura della sentenza, nell’aula di Corte d’Assise del Tribunale di Avellino, da parte del giudice monocratico Luigi Buono, ha provocato la rabbiosa reazione dei parenti delle 40 vittime .

Le persone presenti hanno rumoreggiato, chiedendo di parlare con i giudici, sintetizzando così il loro punto di vista:  “Questa non è giustizia, vergogna, ce li avete ammazzati un’altra volta”, hanno detto riferendosi ai morti della strage avvenuta il 28 luglio del 2013 lungo l’autostrada A16, nel tratto tra Avellino e Monteforte Irpino, sul viadotto Acqualonga.

SENTENZA

Questa la decisione dei giudici, rispetto alle richieste avanzate dalla pubblica accusa:

Lametta Gennaro, titolare Mondotravel: condanna a 12 anni di reclusione, la stessa richiesta dal Pubblico Ministero.

Ceriola Antonietta , Funzionaria Motorizzazione: condanna a 8 anni di reclusione (la richiesta era stata di 9 anni)

Marrone Gianni , dirigente Autostrade; condanna a 6 anni e mesi 6 di reclusione rispetto alla richiesta del PM a 10 anni.

De Franceschi Gianluca , dirigente Autostrade: condanna a 6 anni di reclusione rispetto alla richiesta del PM a 10 anni.

Paolo Berti, dirigente Autostrade: condanna a 6 anni e mesi 6 di reclusione rispetto alla richiesta del PM a 10 anni.

Spadavecchia Nicola , dirigente Autostrade: condanna a 6 anni di reclusione rispetto alla richiesta del PM a 10 anni.

Gerardi Bruno, dirigente Autostrade: condanna a 5 anni di reclusione rispetto alla richiesta del PM a 10 anni.

Renzi Michele, direttore tronco Autostrade: condanna a 5 anni di reclusione rispetto alla richiesta del PM a 10 anni.

Castellucci Giovanni, amministratore delegato Autostrade: assolto, rispetto alla richiesta del PM a 10 anni.

Saulino Vittorio, funzionario Motorizzazione: assoltorispetto alla richiesta del PM a 6 anni e 6 mesi.

Mollo Riccardo, dirigente autostrade: assolto, rispetto alla richiesta del PM a 10 anni.

Fornaci Giulio Massimo , dirigente autostrade: assolto, rispetto alla richiesta del PM a 10 anni.

Sorrentino Antonio, dirigente Autostrade: assolto, rispetto alla richiesta del PM a 10 anni.

Maietta Michele, dirigente Autostrade: assolto, rispetto alla richiesta del PM a 10 anni.

Perna Marco, dirigente Autostrade: assolto, rispetto alla richiesta del PM a 10 anni.

L’INCIDENTE

Erano 49 le persone a bordo del pullman Volvo guidato da Ciro Lametta, fratello di Gennaro, titolare della agenzia di viaggi che aveva organizzato il pellegrinaggio a Pietrelcina.

Erano le 20 di domenica 28 luglio 2013 quando il mezzo, che doveva riaccompagnare i passeggeri a Pozzuoli, precipitò dal viadotto situato nel territorio di Monteforte Irpino.

Testimoni racconteranno di quella corsa dell’autobus che non riusciva a rallentare, probabilmente per un problema meccanico.

Durante il tragitto che si sarebbe concluso tragicamente, nel tentativo di fermarsi, il conducente urtò una decina di autovetture che procedevano nello stesso senso di marcia. Quindi andò a urtare contro la barriera del ponte che non riuscì a trattenere l’automezzo di colore bianco, precipitato inesorabilmente nel burrone.

LE VITTIME

Furono difficili le operazioni di soccorso.

Pochi i superstiti di quel tragico incidente, solo 9 persone trasportate in ospedale. Per 40 passeggeri non ci fu nulla da fare: morti sul colpo.

Questi i nomi delle persone decedute e per le quali i parenti hanno reclamato giustizia:

Immacolata Ambrosio, Anna Acquarulo, Assunta Artiaco, Gennaro Artiaco, Carolina Basile, Giovanni Basile, Salvatore Bruno, Luciano Caiazzo, Mario Caiazzo, Maria Carannante, Raffaela Chiocca, Giovanni Conte, Maria Luisa Corsale, Antonio Del Giudice, Silvana Del Giudice, Simona Del Giudice, Teresa Delle Cave, Salvatore Di Bonito, Filomena Di Paolo, Gennaro Esposito, Agnese Illiano, Barbara Illiano, Olga Iodice, Elisabetta Iuliano, Ciro Lametta, Giuseppina Lucignano, Anna Mirelli, Irene Musto, Procolo Paone, Pasquale Parrella, Anna Raiola, Teresa Restivo, Luigia Rocco, Antonietta Rusciano, Maria Rosaria Rusciano, Maria Elisabetta Russo, Alfonso Terracciano, Salvatore Testa, Vincenza Trincone, Biagio Vallefuoco.

IMMENSO DOLORE

Le salme furono sistemate nelle bare accolte nella palestra della scuola media di Monteforte Irpino dove ri registrarono le strazianti scene di dolore, non solo da parte dei parenti e degli amici delle vittime.

Pure la popolazione locale, coinvolta emotivamente in quella tragedia, visse con dolore quei momenti che trovarono spazio mediatico in tutto il mondo, per un incidente di tale gravità.

Una folla immensa per i funerali che si svolsero il 31 luglio.

Le indagini furono coordinate dalla Procura della Repubblica di Avellino con una serie di sopralluoghi e quindi con l’emissione delle informazioni di garanzia nei confronti di numerosi soggetti, in modo da chiarire la dinamica e le responsabilità per quel tragico incidente.

UDIENZE E PERIZIE

Una montagna di atti e documenti, ricostruzioni filmate, pareri e dichiarazion, il tutto raccolto in faldoni esaminati con attenzione dagli inquirenti e dai legali delle persone chiamate in giudizio con la prima udienza svoltasi il 28 settembre 2016.

A seguire altri appuntamenti presso l’aula di giustizia, con i parenti delle vittime sempre presenti per seguire le discussioni dei legali e ascoltare le richieste dei giudici. Fino a questa mattina quando è stata pronunciata la sentenza di primo grado.

Secondo i parenti delle vittime non è stata fatta giustizia.

Ci saranno altri processi per stabilire esattamente le responsabilità, trascorreranno chissà quanti anni fino alla decisione della Cassazione.

Intanto nessuno potrà restituire a queste persone quei loro 40 parenti e amici scomparsi nel tragico incidente della “strage dell’autobus”.

 

 

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