Attentato di Barcellona: le testimonianze degli avellinesi

Tantissimi gli italiani in vacanza o per lavoro a Barcellona. Molti gli irpini che vivono della città spagnola o che si trovavano lì in vacanza. Tra i tanti, Mariatolmina Ciriello detta “Mimma” (nella foto) già volto televisivo di una nota emittente regionale, trasferitasi poi da Avellino a Barcellona per coltivare la sua passione per l’arte culinaria e dove lavora da qualche tempo quale chef.

La 45enne avellinese ha subito postato sulsuo profilo facebook “Tranquilli sto bene e al sicuro!” ricevendo decine di messaggi di conforto e vicinanza da parte dei suoi tantissimi amici. Mimma ha poi raccontato la sua brutta esperienza: «E’ stata una strage, una bruttissima situazione che ho vissuto indirettamente. Mi trovavo nel ristorante nel quartiere Born dove sto lavorando, ero uscita per prendere materiale nel deposito e una signora mi è venuta incontro tra le lacrime urlando che c’era stato un attentato a Plaça Catalunya. Proprio nel quartiere dove vivevo fino a un mese fa. Lì vive mio cugino ma fortunatamente era passato in quel posto dieci minuti prima. Ci siamo chiusi nel locale con la polizia che ordinava di non muoversi e solo due ore dopo sono potuta rientrare a casa».
Daria Simeone, che ad Avellino ha frequentato per laurearsi poi alla Royal Holloway di Londra, da un paio di anni si è trasferita a Barcellona con il marito inglese e le sue due bimbe.

La 39anni avellinese ha raccontato: «Mi trovavo proprio nei pressi della Rambla ed eravamo passati pochi minuti prima nel posto dell’attentato, con alcuni parenti in visita a Barcellona, con i quali ero in giro per negozi. Ho notato qualcosa di strano e di insolito, ovvero uno strano assembramento di polizia intorno al parco situato in quella zona di Barcellona. Quando siamo arrivati a casa, abbiamo saputo dell’attentato. C’è un clima di paura enorme, adesso, siamo chiusi nelle nostre abitazioni, c’è terrore ad uscire per il tomore di nuovi atti del genere, in questa splendida città di vita e di turismo si respira aria di morte etutti i locali sono chiusi con l’unico suono che è quello delle sirene e non più del piacevole vociare che si ascoltava sulla Rambla».

Pietro Leonetti, pure di Avellino, gestisce un accorsato locale, «Le Cucine Mandarosso», poco distante dalla Rambla. Ha raccontato: «Sono giunto al locale per avviare l’attività intorno alle proprio in quel momento sulla Rambla si verificava la strage. Subito io e mia moglie abbiamo chiamato al telefono i nostri tanti  amici che vivono a Barcellona per rassicurarci a vicenda, poi abbiamo contattato quelli in Italia per tranquillizzarli».

Poi Pietro ha aggiunto un particolare agghiacciante: «Si è sparsa la voce che uno degli attentatori si trovasse proprio nella zona del nostro ristorante, a Verdaguer i Callis, per questo ci siamo chiusi dentro e abbiamo deciso di non aprire nemmeno nelle ore successive, anche perché sarebbe stato difficile avere la testa giusta. Abbiamo avuto tanta paura».
Carlo Taccone ha 35 anni, ha lasciato Avellino dieci anni fa per aprire a Barcellona gestisce istituto di vigilanza privata.

Circa l’attentato della Rambla ha spiegato Carlo : «Nessuno si aspettava un episodio di simile gravità, è presto per capire». Poi ha rivissuto i momenti di ansia e di terrore: «Sono passato in quella zona prima di recarmi al lavoro, poi siamo rimasti chiusi nei locali perchè la Polizia ha dato l’ordine di chiudere tutti i negozi dell’area dove potevano trovarsi i terroristi in fuga. Ho tantissimi amici e parenti ad Avellino e provincia, li ho tranquillizzati ma molti continuano a contattarmi per avere mie notizie. Siamo migliaia gli italiani e tanti gli irpini a Barcellona».

Il bilancio, al momento, è di 14 morti e un centinaio di feriti tra cui alcuni molto gravi. Tra le persone che hanno perso la vita anche due italiani: Bruno Gulotta, 35enne esperto informatico di Legnano che era in vacanza con la moglie Martina e le sue due bambine e Luca Russo di Bassano del Grappa (Vicenza).

Diversi italiani tra i feriti trasportati dalle ambulanze nei vari ospedali di Barcellona quali l’Hospital del Mar e alla Clínic, al Sant Pau, Bellvitge, Sant Joan de Déu, Vall d’Hebron, Platón, Sagrat Cor, Can Ruti, Hospital del Mar, Dos de Maig.
Chi si trovava a Barcellona alle 17.20 quando c’è stato l’attentato sulla Rambla, ha contattato immediatamente familiari e amici per tranquillizzarli circa le condizioni di salute.

Poi i tantissimi italiani residenti e turisti sono rimasti chiusi in casa e negli alberghi, nei negozi, per ragioni di sicurezza, in molti hanno raggiunto l’Ufficio turistico mentre la zonaresa isolata, veniva controllata dai Mossos d’Esquadra.
La zona è di quelle più note ai turisti, vicino al mercato della Boqueria, a una decina di minuti dalla visitatissima Sagrada Familia.

Chiunque sia stato a Barcellona ha fatto una passeggiata lungo il viale centrale pedonale delle Ramblas. Proprio dove è avvenuta questa nuova strage che fa seguito a quelle di Nizza, Londra, Parigi, Berlino e Stoccolma con l’Europa ormai sotto tiro dell’estremismo terrorista.

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