L’ipotesi più accreditata per il disastro registratosi ieri, all’ora di pranzo, alla Ics di Pianodardine, è quella dell’incendio doloso.
Perchè? Cosa c’è in quella fabbrica da attirare malviventi che avrebbero provocato un’apocalisse del genere?
La Ics di Avellino è una quattro fabbriche del gruppo di aziende specializzate nella produzione di componenti in plastica utilizzati, in particolare, quali contenitori per batterie di autoveicoli.
Lo stabilimento di Avellino conta 22 dipendenti. Erano in pausa pranzo quando si sono levate le fiamme al cielo.
Incendio doloso?
Cosa ha potuto provocare l’incendio venerdì 13 (combinazione nefasta…) settembre?
Una giornata calda, forse la temperatura oppure una sigaretta, qualcosa di imprevedibile?
Pare invece che tutto sia stato previsto, organizzato, ovvero che si tratti di una azione posta in essere in modo determinato per dare probabilmente un avvertimento che invece ha provocato una tragedia.
Solo una mente criminale potrebbe avere immaginato di creare una apocalisse come quella che sta vivendo una popolazione di 200mila persone che risiedono tra Avellino ei comuni dell’hinterland del capoluogo.
Il direttore dello stabilimento, Franco Vena, agli inquirenti ha spiegato: “Mai avuto problemi a causa delle alte temperature atmosferiche, il gran caldo di questi giorni è una ipotesi da scartare assolutamente”, avrebbe garantito il direttore.
Ipotesi inquietante
Le cassette di polipropilene non vanno a fuoco con i raggi del sole, insomma.
E allora cosa ha provocato le fiamme che si sono levate rapidamente al cielo.
Le indagini in corso vengono svolte con la massima celerità per dare innanzitutto una risposta al quesito principale: le cause dell’incendio.
Oltre all’ipotesi del dolo, vi è quella dell’eventuale mancato funzionamento del sistema anti-incendio dell’azienda ma su questa seconda strada stanno lavorando i vigili del fuoco per verificare l’impianto che comanda il sistema per bloccare un ipotetico incendio.
I vigili del fuoco sono rimasti al lavoro pure questa notte, dopo avere finalmente domato le fiamme.
C’è stato pure il crollo di un’ala della fabbrica, a causadelle fiamme che ne hanno compromesso la stabilità.
Il procuratore aggiunto, dottor Vincenzo D’Onofrio, che coordina le indagini, ha disposto il sequestro dell’area del disastro per consentire agli investigatori di operare senza intralci.
Le lingue di fuoco, favorite dal tipo di materiale, hanno poi
creato una nube di fumo che qualcuno ha definito “nube tossica” anche se ufficialmente l’Arpac attende 48 ore per le rilevazioni prima di esprimere un parere attendibile.
Popolazione impaurita
Scuole chiuse, niente mercato, attività ridotte, gente che preferisce restare a casa e tantissimi che, approfittando del weekend, sono andati via da Avellino e dai comuni interessati dalla tragedia.
In casi del genere occorre dare tranquillità alla popolazione ma le comunicazioni ufficiali sono pochissime, addirittura il Comune di Avcelliuno ha emesso un comunicato invitando la cittadinanza a seguire le trasmissioni di radio e tv per saperne di più.
Preoccupazione e paura sono comprensibili, gli interrogtivi sono tanti e tutti giustificati.
Com’è adesso l’aria che si respira? I prodotti della terra sono inquinati?
Il raccolto di verdure e anche di uva per la prossima vendemmia sarà distrutto, in quelle zone?
Le disposizioni della Prefettura hanno provocato inquietudine: si è parlato di “stato di emergenza” mentre la popolazione èstata invitata a restare chiusa in casa, con le finestre chiuse.
Intanto pezzi di pastica e detriti sono stati trasportati dal vento su balconi e terrazzi in città e nei comuni interessati.
Il timore del rischio ambientale è enorme si è parlato di diossina, sono venuti fuori nomi di prodotti chimici.
Come sempre, in questi momenti tutti entono di essere esperti, come avviene in seguito a qualsiasi tragedia.
Ora sono tutti chimici
Ora ad Avellino e provincia sono diventati tutti chimici, ne sanno più degli scienziati e straparlano con dichiarazioni da deficienti atte solo a creare confusione e sgomento.
In questo momento devono parlare solo gli esperti della materia, gli altri stiano in silenzio, se riescono a farlo, evitando di fare gli esperti da tastiera con il consueto copia&incolla che spesso riesce pure male.
Presso la struttura dell’Ics a Pianodardine, sono al lavoro gli esperti dell’Arpac, coordinati dal responsabile Pietro Vasaturo.
Installato un laboratorio mobile che rileverà il grado dell’inquinamento atmosferico provocato dalla nube provocata dall’incendio, vista e fotografata dappertutto.
Per adesso le centraline dell’Arpac non avrebbero registrato sforamenti di diossina ma occorrerà ripetere i rilevamenti fino a tutta la giornata di domani, domenica, per potere fornire dati significativi.
Anche i il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, sta seguendo con particolare attenzione quanto avviene ad Avellino.