
E’ definitiva la condanna a 6 anni per l’ex ad di Aspi, Giovanni Castellucci in relazione al procedimento legato alla strage del 28 luglio del 2013 quando un bus precipitò dal viadotto Acqualonga dell’A16, nel territorio del comune di Monteforte Irpino, causando la morte di 40 persone. Lo hanno deciso oggi i giudici di Cassazione. Il manager è accusato di disastro colposo e omicidio colposo.
I giudici hanno fatto passare in giudicato anche le condanne per gli altri dirigenti della società e dipendenti del Tronco. Pena a 9 anni per il proprietario del Gennaro Lametta e la condanna a 4 anni per l’allora dipendente della motorizzazione civile di Napoli, Antonietta Ceriola.
Nella sua requisitoria, nei giorni scorsi il procuratore generale, aveva sollecitato un appello bis per la rivalutazione della condanna per l’accusa di omicidio colposo e assoluzione con la formula “perché il fatto non sussiste” per l’accusa di disastro colposo per l’ex ad di Aspi, Giovanni Castellucci.
In appello, nel settembre 2023, la seconda Corte di appello di Napoli aveva condannato a sei anni, ribaltando la sentenza del tribunale di Avellino, l’ex amministratore delegato di Aspi Giovanni Castellucci, che in primo grado era stato assolto. Stessa pena anche per il direttore generale dell’epoca Riccardo Mollo e per i dipendenti di Aspi Massimo Giulio Fornaci e Marco Perna. In secondo grado è stata inoltre ridotta la pena a cinque anni per il dirigente di Aspi Nicola Spadavecchia e per il direttore di tronco di Aspi Paolo Berti. Tre anni per Gianluca De Franceschi, dirigente di Aspi e per i due dipendenti Gianni Marrone e Bruno Gerardi. Il pg di Cassazione ha sollecitato per tutti l’assoluzione dall’accusa di disastro colposo e per i membri delle Direzioni, come per Castellucci, l’annullamento con rinvio in relazione all’accusa di omicidio colposo.
“Nel doveroso rispetto che va tributato ai familiari delle vittime, non possiamo non esprimere amarezza per la condanna di Gennaro Lametta, che riteniamo innocente e che paga le colpe di settori deviati della motorizzazione e di chi per trent’anni non ha manutenuto quel tratto di autostrada, perdendo ora, oltre al fratello, anche la libertà”. Così, gli avvocati Sergio Pisani e Leopoldo Perone, commentano la condanna definitiva a nove anni di reclusione inflitti dalla Corte di Cassazione a Gennaro Lametta, proprietario del bus che il 28 luglio del 2013 precipitò dal viadotto dell’Acqualonga nella zona di Monteforte Irpino, ad Avellino, causando la morte di quaranta persone.