“Pesa 25 chili, è vivo ma è come se non lo fosse”: lo Stato guarda Paolo morire

 

“Pesa 25 chili, è vivo ma è come se non lo fosse”: lo Stato guarda Paolo morire È sopravvissuto a un tentato omicidio avvenuto dietro le sbarre del carcere di Bellizzi, ma oggi Paolo Piccolo è ostaggio di un’altra violenza: quella della burocrazia. Il suo corpo, ridotto a 25 chili, racconta una sofferenza che lo Stato non sembra voler vedere. “Ha sbagliato, sì, ma è un ragazzo. Deve avere il diritto di vivere”, implora la nonna, che da mesi lotta per un briciolo di giustizia e umanità. Deve tornare a casa ha i figli che lo aspettano. “Non vive, sopravvive”, aggiunge l’avvocato che lo assiste, descrivendo una condizione ai limiti della dignità umana. E a farsi sentire è anche il Garante dei detenuti: “Un permesso in più, in queste condizioni, non è un atto di clemenza. È una questione di decenza”. Il caso di Paolo non è solo una storia personale: è un drammatico interrogativo sul senso della pena, sui diritti umani, sul confine tra giustizia e abbandono.

 

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