Avellino, tre luci in fondo al tunnel

Avellino

Avellino come l’Avellino. In questo Natale la città ha seguito l’esempio della sua squadra di calcio, compiendo tre passi in avanti che lasciano ben sperare. Andando per ordine innanzitutto il programma natalizio: albero, luminarie e mercatini hanno attratto lungo le strade del centro persone provenienti da tutta la Campania, a cominciare proprio da Salerno, offrendo un’atmosfera sobria, elegante e funzionale a sostenere l’economia in un periodo che rimane difficile. Il tutto, bene fa a sottolinearlo il sindaco Festa, senza avere ricevuto un euro dalla Regione Campania che come al solito ha finanziato unicamente il programma natalizio della città del presidente. A distanza di pochi giorni, questo è il secondo “dispetto” del primo cittadino alla città “rivale” per antonomasia, dopo l’annuncio della nascita del polo avellinese dell’Unisa che è invece assente dal capoluogo del quale pure porta il nome.

Il secondo passo è rappresentato dalla rivoluzione del trasporto pubblico, con l’istituzione del capolinea unico per tutti i mezzi extraurbani regionali nella nuova autostazione. Su questo fronte il sindaco ha dato dimostrazione di intelligenza amministrativa, cambiando idea rispetto ai suoi obiettivi che puntavano a far funzionare l’autostazione (che è di proprietà della Regione) a scartamento ridotto, abolendo finalmente il bizzarro e impervio capolinea del piazzale dello stadio. Da una settimana l’autostazione garantisce a chi parte e a chi arriva servizi dignitosi, e si è alleggerito il traffico cittadino, evitando il percorso urbano di centinaia di mezzi pubblici.

Il terzo decisivo passo è rappresentato dall’avvio delle procedure per demolire gli immobili diroccati di via Tedesco e corso Umberto I. Il Comune ha acquisito la proprietà delle aree ed ha deliberato l’abbattimento dei resti degli edifici, dando dimostrazione di volere accelerare il progetto di riqualificazione della zona est del capoluogo. Le luci insomma ci sono e appaiono ben evidenti, visibili anche da quel tunnel senza fine di piazza Libertà. Ma questa è un’altra storia.

SPOT