Sin. critica: Liberazione esercizio quotidiano

Sin. critica: Liberazione esercizio quotidiano
64° anniversario della Liberazione dalla dittatura nazifascista. Quest’anno per la prima volta Avellino rivive in chiave antifascista tutte le esperienze di lotta che attraversano questa città, continuando a mettere in relazione la generazione che ha combattuto per la libertà nei decenni passati con…

Sin. critica: Liberazione esercizio quotidiano

64° anniversario della Liberazione dalla dittatura nazifascista. Quest’anno per la prima volta Avellino rivive in chiave antifascista tutte le esperienze di lotta che attraversano questa città, continuando a mettere in relazione la generazione che ha combattuto per la libertà nei decenni passati con tutte quelle forme diffuse di partecipazione e di protagonismo sociale che oggi lottano per una città solidale, laica, antisessista e antirazzista, in grado di estendere a tutti il diritto alla casa, al lavoro, al reddito, ad un ambiente sano, alla scuola pubblica, alla salute. Ricordare tutto ciò fa sì che si muova quell’ingranaggio collettivo che la memoria, allo scopo di non far cadere nel celebrativo una giornata simbolo dell’antifascismo, ancora oggi valore costituente e unificante di chi lotta per costruire un´alternativa concreta alla degenerazione della società capitalista. In una spirale negativa che non sembra aver fine assistiamo ormai alla normalizzazione dei peggiori comportamenti: razzismo, xenofobia, giustizialismo, sessismo e paura sociale, a seguito di politiche disastrose che si sono susseguite in questi ultimi anni da parte di entrambi i poli, non per ultima una scellerata gestione della crisi economica che alimenta la guerra fra poveri. Oggi il nuovo fascismo è ben rappresentato dalla deriva securitaria legittimata dall´intero ceto politico, dal servilismo dei media, dalla cancellazione della memoria collettiva. Tale logica securitaria crea il terreno fertile ad una legittimazione di comportamenti ed atteggiamenti fascisti che attraversano il tessuto sociale della società, fomentando odio e paura attraverso le strumentalizzazioni di accadimenti che hanno bisogno di altre e ben reali soluzioni: dalla questione immigrazione a quella delle violenze sulle donne. Inoltre tale dinamica sociale crea il terreno fertile ad una legittimazione di personaggi loschi ed organizzazioni fasciste sepolte nella ignominia della storia, che, oggi come ieri, si rendono servi dell’autoritarismo e della repressione di quei settori sociali che più di altri si contrappongono a queste politiche governative. Questo clima permette un facile sdoganamento di provvedimenti autoritari che cominciano a delineare un nuovo modo di vivere in Italia, fatto di divieti e repressione per chi non si allinea, passando per la legittimazione delle ronde di quartiere, molte delle quali costituite da organizzazioni fasciste, fino ad arrivare a ledere il diritto di sciopero e di manifestazione, strumenti cardine di una pur minima democrazia. I protocolli e i disegni di legge, tesi a svuotare i diritti di sciopero e di corteo, sono ad oggi un pesantissimo attacco che uno stato autoritario sta portando a quei settori sociali che si contrappongono a questo modello di società e alle attuali politiche governative. Non affrontare questi provvedimenti comporta un arretramento gravissimo non solo di alcuni e principali strumenti di contestazione, ma della lotta in sè, perché colpisce un elemento fondante di tale percorso cioè la possibilità di espressione delle pratiche conflittuali. Non possiamo permetterci passi indietro rispetto a tale situazione. Il tentativo di gestire la crisi economica in chiave autoritaria fomentando contemporaneamente la guerra tra poveri non può continuare a nascondere i reali problemi di questa società, come l’incalzare dei licenziamenti e della cassa integrazione di massa, come l’estendersi della precarizzazione, come la questione casa e in generale l’arretramento di tutti i diritti sociali. Questa becera spirale di involuzione sociale di certo lascerà dei segni profondi nella cultura di questo paese. Noi continuiamo a contrapporre le nostre lotte e il sogno di una società diversa, il 25 aprile come tutti i giorni dell’anno. Buona festa di liberazione.

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