Presentato il report coordinamento donne della CGIL di Avellino

Presentato il report coordinamento donne della CGIL di Avellino
Si è svolto questa mattina presso la sede provinciale della CGIL di Avellino, l’incontro voluto dal Coordinamento donne della CGIL, durante il quale sono stati presentati i risultati del questionario sulle condizioni delle lavoratrici irpine. All’incontro hanno preso parte l’AMDOS, l’Auser, la Cidis…

Presentato il report coordinamento donne della CGIL di Avellino

Si è svolto questa mattina presso la sede provinciale della CGIL di Avellino, l’incontro voluto dal Coordinamento donne della CGIL, durante il quale sono stati presentati i risultati del questionario sulle condizioni delle lavoratrici irpine. All’incontro hanno preso parte l’AMDOS, l’Auser, la Cidis Onlus ed una delegata della consigliera di parità. Oltre al report, è stato presentato un vademecum illustrato da Antonella Coppola montato su slides di Valentina Aquino, nel quale sono state indicate le tappe più rappresentative delle battaglie delle donne per il riconoscimento di tutele giuridiche specifiche, fino alle recenti leggi sullo stolking. Dai 500 questionari analizzati sono estrapolati significativi dati sulle condizioni delle donne in Irpinia. Il campione di donne è di età media dai 40 ai 50 anni con un livello di scolarità alto. Coniugate con figli, per il 70% lavoratrici dipendenti. Il 5% di esse ha presente nel nucleo familiare un soggetto in difficoltà che per il 9% è non autosufficiente. La gestione di figli e genitori anziani ricade per il 24% totalmente sulle spalle della donna senza condivisione del lavoro di cura per cui anche se nel 52% dei casi il termine “cura” evoca un messaggio positivo sicuramente la totalità di queste donne si sente sola ad affrontare tale compito, visto che il 55% ha risposto che non si sente supportata né dalla famiglia né dai servizi pubblici. Altro dato importante da tenere presente, è che sebbene inserite in un contesto lavorativo, le donne intervistate per il 40% hanno risposto che non conoscono e non utilizzano strumenti di conciliazione, il 54% di esse lamenta un orario fisso senza utilizzo dello strumento della flessibilità. Il 100% del campione intervistato denuncia la scarsa organizzazione del pubblico e il 70% evidenzia anche una incapacità di ascolto da parte di esso e le inutili lungaggini burocratiche . A margine dell’incontro, il coordinamento donne della CGIL ha manifestato la propria solidarietà e vicinanza all’AMDOS, da tempo impegnata per il completamento dell’assetto dirigenziale del Reparto di Senologia al Moscati di Avellino. “I dati dell’indagine – spiega Adele Giro responsabile del Coordinamento Donne della CGIL – ci fanno riflettere sulla scarsa considerazione delle donne da parte dell’organizzazione sociale, rispetto a quanto le donne danno. Si corre il rischio – aggiunge Adele Giro – che le donne restino maggiormente isolate a causa di politiche di welfare che non tengono considerazione delle responsabilità e delle esigenze del mondo femminile. Non si punta più ad una politica di conciliazione basata su un sistema servizi , sui tempi della città, e sull’equità sociale che consenta a tutti donne e uomini di realizzare il proprio progetto di vita, ma si punta a combinare forme ad hoc di lavoro per le donne che permetta loro di occuparsi del lavoro di cura e della economia domestica, una flessibilità e precarietà dedicata, mascherata dall’idea che è nostro diritto essere mogli , madri, assistenti sociali e anche lavoratrici. In questi anni le politiche di genere hanno avuto una grande attenzione alla quale non è seguito un reale cambiamento culturale, per cui è nostro dovere contrastare dal punto di vista sindacale un modello politico e sociale che ci fa arretrare. Dobbiamo chiedere con forza il funzionamento di servizi sociali appropriati, non dimentichiamo che Avellino è priva da due anni del Piano di zona. Senza servizi sociali la vita della donne in questa Provincia già difficile diventata complicata se pensiamo anche ai dati sull’inserimento lavorativo, dobbiamo partire dalla formazione, fino alla gestione della maternità, dobbiamo insieme costruire politiche di inserimento lavorativo che tengano conto delle competenze anche femminili”.

SPOT