Operai senza stipendio, Solimine attacca Ciasullo

Operai senza stipendio, Solimine attacca Ciasullo

I vertici della Comunità Montana dell’Ufita da mesi stanno giocando sulla pelle degli operai forestali, costruendo aspettative ed illusioni che impattano con la realtà dei fatti perché sono state seguite procedure errate ed assunti atti irresponsabili che non avrebbero potuto conseguire nessun altro risultato se non quello di cui oggi siamo tutti costretti a prendere atto. Basta con gli indugi, è arrivato il momento di fare chiarezza, perché non è tollerabile che centinaia di famiglie continuino a vivere con la preoccupazione del rischio di dover fare un salto indietro di quindici anni quando essere forestale significava essere operaio di serie b. La politica faccia la sua parte per restituire la dignità ai forestali e ai dipendenti tutti della comunità montana dell’Ufita, il cui status non può essere messo in discussione a causa di atteggiamenti a dir poco irresponsabili. La vicenda alla Comunità Montana mi offre l’occasione per ribadire che continuerò ad essere al fianco di quei lavoratori e di tutti i lavoratori della provincia di Avellino e svolgerò il mio ruolo istituzionale fino in fondo per tutelare i diritti morali, sociali ed economici laddove dovessero risultare limitati o compromessi: dopo la pausa estiva organizzerò un incontro istituzionale con le parti interessate affinché questo problema rientri tra le vertenze di primaria importanza che attanagliano la nostra provincia. Così Giuseppe Antonio Solimine, assessore provinciale al lavoro ed alla formazione professionale interviene per esprimere solidarietà ai lavoratori e per rilanciare la necessità che si stringa sul dramma del lavoro che sta assumendo dimensioni sempre più vaste. “Nello specifico il mancato pagamento dello stipendio ai forestali dipendenti della Comunità Montana dell’Ufita mi compisce in modo particolare – afferma Solimine che è rappresentante della minoranza nel Consiglio generale di quell’ente montano, guidato dallo stesso per otto anni – perché è soltanto il capitolo più doloroso di una vicenda che l’ente guidato da Ciasullo fin dall’inizio ha gestito con superficialità ed incompetenza, determinando una serie di incidenti che si stanno tramutando in disagi enormi per i lavoratori e per la pubblica amministrazione. Considerati i continui ritardi e le continue disattenzioni che non sono passati inosservati alle organizzazioni sindacali, sarebbe il caso di verificare se l’iter procedurale seguito dai funzionari e dall’esecutivo dell’ente montano per procedere alle assunzioni e per compiere gli atti successivi sia stato corretto e se gli intoppi siano stati causati da un destino avverso, come impudentemente afferma il presidente Oreste Ciasullo, oppure da eventi determinati da scelte sbagliate. Fermo restando che le assunzioni rappresentano un fatto positivo – precisa l’assessore – perché hanno comunque determinato una nuova speranza nel territorio, ritengo che, al di là di chi più o meno legittimamente si è voluto intestare meriti che non gli appartenevano, non sia accettabile che sia stata fatta una grande campagna per propagandare le risposte occupazionali trasformatasi in un grande e prevedibile bluff. Se i lavoratori sono stati assunti devono essere retribuiti a prescindere da ogni altra valutazione. La questione dei forestali fu incardinata dal sottoscritto nel 2004, quando da presidente della Comunità Montana dell’Ufita, in sinergia con l’assessorato regionale competente, creai il percorso che avrebbe permesso l’assunzione degli operai in regime di assoluta trasparenza e condivisione. La linea seguita – ricorda Solimine – fu assolutamente condivisa dalle organizzazioni sindacali e dalla Regione perché erano garantiti la dignità dei lavoratori e la correttezza delle procedure. Ciasullo, subito dopo l’insediamento, ha stravolto quelle indicazioni e nonostante le reiterate rimostranze dei lavoratori stessi e delle rappresentanze sindacali ha inteso proseguire su una strada sbagliata. L’itinerario indicato a suo tempo aveva il merito di prevedere un percorso formativo regionale che attribuisse nuove competenze ai lavoratori e, quindi, un loro utilizzo più ampio e qualificante anche rispetto al rapporto con l’ente montano, che non sarebbe più stato di peso ma di partecipazione diretta alla gestione dei problemi. Invece, con Ciasullo graduatorie viste e riviste, strane procedure di selezione effettuate peraltro a poche ore dall’apertura dei seggi elettorali a marzo scorso e atti amministrativi puntualmente contestati dalla Regioni e dai sindacati hanno fatto da sfondo alla intera vicenda. Altra questione – continua Solimine – è quella relativa alle assunzioni tramite contratto di lavoro interinale ai cui beneficiari nulla si può garantire in termini di stabilità se non l’illusione di un posto di lavoro che non potrà arrivare. Il dato preoccupante è che non si tratta di un fatto isolato: l’esecutivo da me presieduto ha lasciato in dote a Ciasullo e ai suoi un avanzo di amministrazione di milioni di euro, depauperato in pochi mesi; avevamo programmato lo sviluppo del territorio; avevamo messo in piedi il centro AIB: sforzi resi inutili da una gestione improvvida e sciagurata, che sta gettando l’ente in una condizione di evidente sofferenza anche economica. In passato, anche quando gli altri enti montani erano in difficoltà la Comunità Montana dell’Ufita aveva sempre garantito il pagamento del salario e non aveva mai lasciato soli i lavoratori. Sarebbe per esempio – affonda ancora Solimine – cosa buona e giusta analizzare con attenzione i bilanci appena approvati utilizzando una procedura della quale non siamo convinti, atteso che dalla lettura dello strumento finanziario si evince la indisponibilità economica da parte dell’ente di sopperire al pagamento degli stipendi percepiti dai dipendenti storici e ad ipotizzare alcuna progettualità. Rileviamo che questo loro atteggiamento ha prodotto e sta producendo un diffuso disagio tra i lavoratori, rispetto al quale è troppo semplice pensare di poter amministrare ritenendo che i problemi appartengono ad altri e non a chi amministra o dando solo finte risposte occupazionali facendo fumo al solo fine, evidentemente, di ottenerne un immediato consenso elettorale; si è trattato della classica vittoria di Pirro: certo, una battaglia si può vincere o perdere, ma in questo caso è stata perduta una guerra che ha causato morti e feriti. Sarebbe, quindi, auspicabile che l’attuale esecutivo prendesse atto dei danni causati e ne traesse le relative conseguenze per incapacità manifesta. Per quanto mi riguarda confermo la volontà di voler essere al fianco dei lavoratori per affrontare il problema del mancato pagamento degli stipendi, ma anche per discutere intorno a continue assunzioni fatte dall’ente montano a vario titolo, e spesso senza aver alcun titolo, non legate ad alcuna logica territoriale ed al principio della funzionalità della pubblica amministrazione. In tal senso raccogliendo il grido di dolore e di preoccupazione levato dai lavoratori forestali farò di tutto per non lasciarli in mani inesperte prive della volontà a trovare soluzioni possibili e riprenderò con forza la battaglia politica che dia al settore forestazione e ai dipendenti tutti quella dignità compressa anche a causa di forme di inefficienza che troppo spesso si annidano in chi vive della attività dell’ente. Non si può amministrare un numero consistente di dipendenti senza avere ben chiaro una progettualità che dia una visibilità e una concretezza all’operato dei lavoratori in questione, sarebbe estremamente interessante, per esempio, capire quanti, quali interventi e dove sono stati realizzati in questi due anni, dove sono andati ad essere utilizzati migliaia di metri cubi di cemento legati, in molti casi, ad interventi di somma urgenza di dubbia legittimità. Occorre, in altri termini, ridefinire con chiarezza quale sarà il destino dei lavoratori forestali di questa provincia e non è sicuramente con la contrapposizione verso i legittimi rappresentanti dei lavoratori e le organizzazioni sindacali che si possono risolvere i problemi legati alla inefficienza operativa, affidata spesso in mano a dirigenti privi di qualunque forma di visione concreta delle attività in testa all’ente; la sensazione è che al di là della responsabilità politica vi sia una inefficiente rappresentanza da parte anche di dirigenti dell’ente e sarebbe utile attivare immediatamente una verifica sugli obiettivi anche attraverso forme di controllo sostanziale sui progetti avviati e non completati. La politica ha il dovere di fare un passo indietro in presenza di una così drammatica situazione – conclude – ed andando oltre la logica delle appartenenze chi dimostra di non sapere amministrare deve andare a casa”.

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