Metro leggera di Avellino, il coraggio di tagliare i fili

Metro leggera Avellino

Nessuno lo dice ufficialmente, ma è evidente a tutti che la metropolitana leggera di Avellino sarà quasi certamente un fallimento annunciato: un progetto che parte (se parte) con venti anni di ritardo, superato dalla tecnologia, che prevede la circolazione di undici mezzi oramai già vecchi di dieci anni, i quali dovranno cimentarsi nel traffico impazzito e senza controlli della città, lungo un percorso privo salvo qualche chilometro di corsie preferenziali e accidentato da buche e avvallamenti.

È vero che l’amministrazione Festa ha ereditato questo progetto, che però fu portato avanti, accumulando già notevoli ritardi, quando di questa città Festa era vicesindaco e Livio Petitto, attuale consigliere regionale vicinissimo al sindaco, assessore alla mobilità. Ora si tratta di attivare il servizio per evitare di restituire il finanziamento ricevuto pari a 20 milioni di euro. Ma è evidente che la metropolitana leggera potrebbe funzionare solo a patto di eliminare del tutto la sosta e/o la circolazione stradale sia lungo via Colombo che lungo corso Europa. Condizione che l’amministrazione Festa non vuole e non può soddisfare.

Il rischio, peggio la quasi certezza, è che entro pochi mesi il servizio, se mai partirà, sarà sospeso per assenza di passeggeri e mancanza di soldi. Tanto varrebbe guardare in faccia alla realtà e fare quello che tutti gli avellinesi di buon senso ritengono l’unica cosa da fare: tagliare i fili, smontare gli orrendi piloni, e lasciare nei depositi i filobus nati già vecchi.

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