Mastrominico: “La politica deve intervenire sulla famiglia”

AVELLINO – “Ho deciso di partecipare volentieri agli Stati generali delle pari opportunità perché il tema rientra tra le deleghe a me assegnate dall’Amministrazione provinciale guidata dal senatore Cosimo Sibilia e rispetto alle quali il mio assessorato sta assumendo una serie di iniziative tese innanzitutto a capire la dimensione dei problemi e sulla base delle analisi individuare il percorso lungo il quale occorre incamminarsi per affrontarli e risolverli, almeno per quel che riguarda l’impatto sociale a livello locale” E’ quanto afferma Ermelinda Mastrominico, assessore provinciale Pari opportunità.
“Certe questioni, – prosegue – come il rispetto della parità tra uomo e donna, non possono essere affrontate e risolte da un’Amministrazione provinciale perché essa non ha le prerogative e gli strumenti idonei, tuttavia noi possiamo provare a concorrere alla risoluzione dei problemi, partendo da una esigenza che è quella di ridurre il disagio per coloro i quali sono costretti a subire i torti e le diseguaglianze. L’approccio – secondo me – con il tema delle pari opportunità deve avvenire avendo a riferimento non il riconoscimento del nostro ruolo, che nessuno può mettere in discussione, ma l’esigenza che la società modifichi il proprio modo di pensare all’universo femminile e di conseguenza spinga il legislatore e le istituzioni preposte ad adeguare il nostro ordinamento nazionale ed internazionale che, contrariamente a quello che si immagina, non ha ancora fatto passi concreti in avanti, tanto vero che la nostra presenza nelle istituzioni, anche quelle elettive, è tuttora marginale e talvolta devono intervenire addirittura i magistrati amministrativi per far rispettare quelle poche e confuse leggi in vigore nella materia specifica.
In Italia abbiamo un deficit di democrazia strutturale, che coinvolge anche le nostre questioni: alcuni limiti dovrebbero essere imposti dalla legge e non soltanto suggeriti, abbiamo troppi “possono” come nel caso della presenza delle donne nelle istituzioni elettive e pochi “devono” e questo certamente non ci aiuta. Poi, per quanto riguarda le istituzioni pubbliche, il vero problema è il criterio delle modalità di selezione delle classi dirigenti, che devono rispondere a requisiti ed esigenze per i quali le donne non sono messe nelle condizioni di concorrere. E qui la mia seconda considerazione, legata al ruolo sociale ed umano svolto dalle donne e troppo spesso non tenuto nella giusta considerazione: essendo essa il punto di riferimento della famiglia, intesa come istituzione naturale fondata sul matrimonio, è del tutto evidente che la forma di manifestazione della sua personalità risente di una funzione naturale, che detiene in maniera esclusiva, e che ne limita in concreto l’azione all’esterno del nucleo familiare.
La politica deve intervenire sulla famiglia, aiutando e sostenendo la donna nello svolgimento del suo ruolo di mamma e di educatrice; se una mamma viene lasciata sola ad affrontare i problemi della famiglia – lo ripeto al fine di evitare equivoci che potrebbero tramutarsi in disparità al contrario – legati alla sua naturale missione, non potrà mai concorrere nella vita pubblica con pari opportunità rispetto agli uomini. La questione è complessa perché abbraccia una serie di relazioni e di temi che devono essere messi in fila e sviluppati in modo responsabile e progressivo: non bastano gli enunciati o le affermazioni di mero principio, occorre andare al nocciolo delle cose ed aiutare concretamente la donna a svolgere la sua vita, secondo le sue aspettative e le sue motivazioni. Aiutare la donna – conclude la Mastrominico – non significa soltanto consentirle di essere alla pari con gli altri; significa aiutare la famiglia a crescere; significa aggredire le devianze ed il disagio sociale”.

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