La legge Brunetta anti-fannulloni per Gigi Mauro: un flop

La legge Brunetta anti-fannulloni per Gigi Mauro: un flop
Secondo Gigi Mauro della Cgil i fannulloni della pubblica amministrazione son facilmente individuabili. Per l’esponente Cgil, la maggior parte di essi è costituita d a quelli assunti per merito dei politici e da persone influenti della zona, passi consolidata di clientelismo ampiamente diffusa nelle…

La legge Brunetta anti-fannulloni per Gigi Mauro: un flop

Secondo Gigi Mauro della Cgil i fannulloni della pubblica amministrazione son facilmente individuabili. Per l’esponente Cgil, la maggior parte di essi è costituita d a quelli assunti per merito dei politici e da persone influenti della zona, passi consolidata di clientelismo ampiamente diffusa nelle nostre terre. Secondo Mauro, la legge che intendeva punire i fannulloni, come ogni cosa è stato un fuoco fatuo, i suoi effetti si sono fatti sentire all’inizio ma ora tutto torna nella vecchia monotonia del passato. Eppure, continua l’esponente Cgil, i cittadini sanno perfettamente quello che voglio dalla pubblica amministrazione: una maggiore efficienza e per averla veramente bisogna basarsi sul metodo del merito e sul raggiungimento degli obietti. Insomma premiare veramente solo chi lo merita, senza escludere a nessuno la possibilità di migliorasi sul lavoro e quindi della possibilità di essere premiati. Invece la legge Brunetta stabilisce che solo 25% dei dipendenti più produttivi di ciascuna amministrazione possono beneficiare degli incentivi economici ed accessori, in misura massima, previsti dal contratto e ad essi sarà destinato solo il 50% delle risorse previste per la, retribuzione incentivante, lasciando il restante 50% ad un incentivo dimezzato, relegando infine ad un 25% restante la fascia dei dipendenti senza retribuzioni accessorie. La legge prevede l’istituzione di un’autorità per la valutazione, la trasparenza e organismi di valutazione interni ad ogni tipo di amministrazione pubblica, ma per Mauro queste non sono certo novità perché il sindacato da anni propone di privatizzare il lavoro dei pubblici impieghi per uniformare i trattamenti di tutto il mondo del lavoro. Ma secondo il segretario della funzione pubblica Cgil, sei sistemi di valutazione e di incentivazione vengono decretati per legge, si rischia di dare importanza e peso alla politica, mettendo così in discussione i contratti collettivi nazionali. Secondo Mauro se la politica riconquista importanza quel 25% di dipendenti pubblici sarà scelto attraverso sistemi clientelari politici che lo hanno già visto protagonisto nelle assunzioni, questo crea poco attaccamento al lavoro da parte dei dipendenti che ben sanno che non potranno accedere a quel 25 % di eletti, anche perché i dirigenti molto spesso non scelgono i dipendenti da premiare solo in base al merito lavorativo. Intanto, continua Mauro, l’efficienza continua a scadere e chi ci rimette sono i cittadini che quotidianamente devo affrontare la questione quando si trovano a interagire con la pubblica amministrazione. Il problema secondo l’esponente Cgil, deriva sopratutto da fatti organizzativi e dai tagli ingenti dal punto di vista economico che penalizzazno grandemente le innovazioni, anche tecnologiche, che dovrebbero mettersi in campo per rendere più efficienti le pubbliche amministrazioni. Gli sprechi vanno evitati secondo Mauro, ma non si può fare ottimizzazione negando anche i servizi essenziali, se un settore spreca è bene che venga tagliato, ma ciò non deve penalizzare l’intero settore pubblico. Concludendo il segretario della funzione pubblica Cgil afferma che si deve capire che l’efficienza e figlia del merito e solo i risultati devono essere premiati, bisogna invertire quella tendenza che fa pensare nelle menti di tanti giovani. “Speriamo che supero questo concorso così mi sistemo e lavoro poco…”, ragionamento figlio di una cultura parassitica, oramai, troppo diffusa della nostra società.

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