Enti locali, Cisl Fp: “Il salario accessorio non va restituito”

“Il salario accessorio non deve essere restituito”. Giovanni Faverin segretario generale Cisl Fp Nazionale interviene sulla questione sostenendo che “bisogna scegliere la via corretta, non quella più breve. E la via corretta è quella che salvaguarda i servizi ai cittadini, le retribuzioni di lavoratori, la richiesta forte delle comunità per un welfare locale che faccia meglio e che sprechi meno. Il giusto risanamento dei bilanci dei comuni, non va perseguito accanendosi sulle risorse più facilme…

“Il salario accessorio non deve essere restituito”. Giovanni Faverin segretario generale Cisl Fp Nazionale interviene sulla questione sostenendo che “bisogna scegliere la via corretta, non quella più breve. E la via corretta è quella che salvaguarda i servizi ai cittadini, le retribuzioni di lavoratori, la richiesta forte delle comunità per un welfare locale che faccia meglio e che sprechi meno. Il giusto risanamento dei bilanci dei comuni, non va perseguito accanendosi sulle risorse più facilmente drenabili (il salario di produttività dei lavoratori), ma strappandole agli sprechi, alle diseconomie e alla spesa improduttiva. E’ questa la linea che la CGIL FP la CISL Fp e la UIL FPL stanno seguendo anche in provincia di Avellino laddove in alcuni Enti si sta agendo in tal senso come ad esempio al Comune di Ariano Irpino. Utilizzando gli strumenti adeguati, vale a dire i piani di razionalizzazione. L’emendamento al dl enti locali, ora all’esame del CDM, va esattamente in questa direzione. Sono aumentati negli ultimi tempi i casi di amministrazioni locali che, a seguito di ispezioni del Mef sulla gestione impropria del bilancio, hanno pensato di seguire la strada più breve chiedendo ai lavoratori di restituire quote di salario accessorio già percepite, per illegittimo incremento del fondo da parte dell’amministrazione o per presunta incoerenza coi criteri previsti dai contratti nazionali di lavoro. La situazione è molto delicata e va affrontata con senso di responsabilità. Anche se, va sottolineato, spesso le critiche mosse dalla Corte dei conti all’utilizzo del salario accessorio non convincono affatto. La serietà del fenomeno è testimoniata poi dalla proposta assunta in sede parlamentare, e da qualche tempo in via di affinamento, per consentire il recupero delle risorse al bilancio senza pesare sulla retribuzione di lavoratori che da quasi cinque anni non vedono rinnovato il contratto di lavoro, hanno perso in media l’8% del potere d’acquisto e si vorrebbe che restituissero quote di salario che risalgono anche ai precedenti dieci anni. La proposta in discussione in parlamento invece convince perché individua come strada per recuperare le risorse quella dei futuri risparmi sull’organizzazione e la razionalizzazione della spesa pubblica. È una strada che, oltre al vantaggio di non pesare sui soggetti più deboli coinvolti, segue anche la logica dell’interesse generale, visto che è ormai documentato che negli anni la spesa per il personale è in continuo declino, mentre aumenta quella per l’acquisto di beni e sevizi. Questo significa che sacche di spreco e costi fuori controllo sono ancora presenti nelle amministrazioni e la loro eliminazione è un traguardo oggettivo da raggiungere. Ciò che manca è un progetto chiaro di come costruire una rete territoriale di servizi più efficace e meno costosa: partendo da una spending review vera che passi al setaccio tutte le voci di bilancio degli enti, ridisegnando l’assetto amministrativo con meno livelli e meno poltrone. E costruendo, attraverso il rinnovo del Ccnl, gli strumenti necessari per garantire la flessibilità necessaria per coprire i bisogni di persone e imprese, migliorando i servizi e valorizzando le professionalità”.

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