Castel del Lago, la morte del generale: un mistero lungo 30 anni

LA CERIMONIA – Un mistero lungo trent’anni. Era una mattina di fine inverno del 1984 quando il generale dell’Arma dei Carabinieri della Regione Piemonte-Liguria-Val d’Aosta, Mario Sateriale, partì in elicottero insieme ad altri tre ufficiali della Benemerita per prendere parte a una cerimonia degli Alpini a Pinerolo. Pochi minuti dopo il decollo da Torino il velivolo si schiantò in Val Chisone. Morì l’intero equipaggio. Molto sbrigativamente si parlò di fatalità e di incidente causato dal…

LA CERIMONIA – Un mistero lungo trent’anni. Era una mattina di fine inverno del 1984 quando il generale dell’Arma dei Carabinieri della Regione Piemonte-Liguria-Val d’Aosta, Mario Sateriale, partì in elicottero insieme ad altri tre ufficiali della Benemerita per prendere parte a una cerimonia degli Alpini a Pinerolo. Pochi minuti dopo il decollo da Torino il velivolo si schiantò in Val Chisone. Morì l’intero equipaggio. Molto sbrigativamente si parlò di fatalità e di incidente causato dal maltempo che imperversava su quell’area. Nessuno ha mai indagato su quel misterioso sinistro aereo. Dei corpi degli ufficiali dei Carabinieri rimase ben poco. Qualche giorno dopo a Castel del Lago, paese natale del generale Mario Sateriale, già stretto collaboratore del prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa a Palermo, si svolsero i funerali solenni dell’alto graduato alla presenza delle massime cariche dello Stato dell’epoca. Un anno dopo la comunità irpina gli ha dedicato un monumento al centro del paese e ieri mattina ha ricordato quella tragica circostanza alla presenza del sindaco di Venticano, Luigi De Nisco, del maresciallo della stazione di Dentecane, Gianluca Fallarino, e di una folla composta. Una cerimonia sobria e toccante officiata nella piazza centrale di Castel del Lago dal parroco don Paolo Pascarella. Al termine della funzione religiosa è stata letta dalla professoressa Teresa Sateriale, nipote del generale, la bella lettera inviata da Guido, l’unico figlio dell’alto ufficiale dell’Arma dei Carabinieri. “Mio padre era una figura scomoda per i terroristi, i mafiosi, i camorristi- scrive nel lungo testo Guido Sateriale-. Ha combattuto per anni a Palermo prima, poi a Castellammare di Stabia e ancora a Bolzano dove i terroristi separatisti del Sud Tirol piazzavano bombe e facevano attentati contro gli italiani. Il prefetto Dalla Chiesa lo volle a Palermo al suo fianco. Ha girato l’Italia e ha ricoperto sempre incarichi investigativi di primo piano. Nel 1982 fu trasferito a Torino: qui poteva finalmente riposarsi ma non lo ha mai fatto e fino all’ultimo, fino al giorno della disgrazia, è stato sempre un fedele servitore dello Stato, un investigatore meticoloso. Uno che dava fastidio per le indagini e le operazioni condotte contro la mafia e la camorra. All’epoca dei fatti stava indagando su alcune cellule terroristiche torinesi legate in affari con ambienti camorristici napoletani. E inoltre si stava occupando del sequestro di un noto imprenditore piemontese”. La sciagura aerea qualche giorno più tardi in Val Chisone. Il silenzio istituzionale. E un mistero che va avanti dal marzo 1984.

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