Carenza di medici, l’allarme: “Un problema strutturale. Servono riforme su formazione e specializzazioni”

 

La carenza di medici, sia nei pronto soccorso sia nella medicina di base, continua a rappresentare una delle emergenze più gravi del sistema sanitario. A sottolinearlo è il Presidente dell’Ordine dei Medici di Avellino Francesco Sellito  che non usa mezzi termini: «Mancano i medici ovunque. È un problema grosso e lo diciamo da tempo».

Il nodo principale, secondo il dirigente, riguarda il corso di formazione specifica in medicina generale, che oggi rappresenta un ostacolo all’accesso alla professione. «In Italia ci sono almeno 10.000 medici che non sono né specialisti né in possesso del corso di formazione in medicina generale. Questi colleghi non possono lavorare stabilmente, fanno solo sostituzioni. Basterebbe sospendere temporaneamente il corso, consentendo a chi vuole intraprendere questa carriera di fare un tirocinio di sei mesi o un anno con un medico di famiglia, e poi inserirli in graduatoria».

I numeri mostrano chiaramente la sproporzione tra i nuovi ingressi e i pensionamenti: «In Campania – spiega – vanno in pensione ogni anno tra i 450 e i 500 medici di base, mentre il concorso per il corso di formazione ne prevede appena 150. Di questi, la metà sceglierà poi una specializzazione diversa, riducendo ulteriormente il ricambio».

Situazione analoga per le specializzazioni d’urgenza, come anestesia, rianimazione e medicina d’emergenza, dove mancano nuovi iscritti. «Il problema – aggiunge – è che in Italia il medico è penalmente responsabile di ogni atto clinico, a differenza di quanto accade in Francia. Questo scoraggia i giovani: le assicurazioni costano fino a 30-40 mila euro l’anno e molti preferiscono specializzazioni meno rischiose».

La soluzione, secondo il dirigente, passa da una riforma strutturale della formazione medica e da una revisione del sistema di responsabilità professionale: «Servono incentivi veri e un cambio di mentalità. Solo così potremo colmare il vuoto di professionisti e garantire la continuità dei servizi sanitari ai cittadini».

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