Acqua pubblica, in primavera si voterà per il referendum

“Elezioni permettendo in primavera si voterà per il referendum sull’acqua pubblica” – inizia così una nota del Prc di Cervinara sulla questione della gestione dell’acqua pubblica. “La Corte Costituzionale – continua la nota – ha ammesso due quesiti referendari proposti dai movimenti per l’acqua. In primavera gli uomini e le donne di questo paese decideranno su un bene essenziale. La vittoria dei “sì” porterà a invertire la rotta sulla gestione dei servizi idrici e più in generale su tutti i beni comuni. La mancata ammissione del quesito n. 2, non toglie nulla alla battaglia per la ripubblicizzazione dell’acqua e rimane identica con tutta la sua valenza politica.
Esprimiamo grandissima soddisfazione perché la Corte costituzionale mantiene inalterato l’impianto generale della nostra campagna. La Consulta ha, infatti, ammesso il primo e il terzo dei tre quesiti del Forum. Si tratta del quesito che abroga interamente la legge Ronchi che sostanzialmente permette ai privati di accedere in maniera preponderante alla gestione dei servizi pubblici locali, da quello per l’acqua. Il primo quesito si sposa perfettamente anche con il terzo che è quello che punta all’abrogazione del comma 1, dell’art. 154 del cosiddetto “decreto ambientale” del 2006, che prevede la remunerazione fissa per legge – e in una misura piuttosto corposa (il 7%) – del capitale investito dai privati nella gestione dei servizi pubblici. Lo slogan referendario è stato “Fuori l’acqua dal mercato, fuori i profitti dall’acqua”, ed ora abbiamo la possibilità di realizzare entrambi gli obiettivi. Abolendo il decreto Ronchi, infatti, s’impedirà ai privati di impossessarsi del servizio pubblico e abolendo la remunerazione del capitale investito, garantita per legge e fissata indelebilmente sulla bolletta, s’impedirà ai privati di fare profitti sull’acqua. Vogliamo vedere chi s’inserirà in un simile mercato senza avere certezza di fare utili in ogni caso.
Gli effetti del referendum, in caso di vittoria, sarebbero senza dubbio dirompenti. Innanzitutto, si bloccherebbero manovre, come quella in corso in diverse città di mettere il servizio pubblico nelle mani di società private. Con la vittoria del terzo quesito, poi, si potrebbe verificare anche una fuoriuscita dei privati dalle attuali società miste pubblico-privato.
Ora, consideriamo aperta la campagna elettorale”.

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