Mirosa e il cancro: emoziona il suo racconto della malattia trasformata in una gara da vincere

Mirosa Magnotti è una donna di Avellino, conosciuta e coraggiosa.

Ex giocatrice di pallacanestro, moglie di un noto ginecologo e quindi abituata a sentire parlare di malattie del genere, ha dovuto affrontare e combattere tumore all’ovaio in stadio avanzato.

Lo ha affrontato come faceva sul parquet, da cestista determinata e ostinata, una partita da affrontare per vincere, senza alternative: dopo l’intervento, ben 22 trattamenti di chemioterapia ed una recidiva.

La partita è stata praticamente vinta da Mirosa Magnotti che ha voluto raccontare la sua esperienza a “Repubblica” da cui abbiamo tratto i passi più rilevanti di un racconto che potrà essere utile a tante donne.

IL RACCONTO

“Non sai mai quanto sei veramente forte, fino a quando essere forti è l’unica scelta che hai. Sono riuscita a resistere e a non crollare grazie alla mia grande determinazione e alla voglia di vincere”.

Così  inizia il racconto di Mirosa Magnotti che continua a combattere questo tipo di malattia, quale presidente dell’associazione Acto Campania.

Da atleta ha giocato per 11 anni nella formazione di serie A di Avellino, assecondando la sua passione per il basket continuando pure dopo l’attività agonistica attraverso la creazione di un vivaio di giovani atlete.

Va dritto al problema e parla della scoperta del tumore all’ovaio, dell’intervento e della lunga chemioterapia. “Le sofferenze sono tante, fisiche e psicologiche, difficili da descrivere. Purtroppo, sono stati solo sei mesi di tranquillità, libera dalla malattia, ma all’improvviso un nuovo shock: una recidiva non operabile, sviluppatasi nel giro di pochissimo tempo nonostante i serrati controlli di routine, mi riporta in chemioterapia, ancora in corso”.

 

Poi la perdita dei capelli, che Mirosa aveva belli e lunghi. Gradualmente iniziava la ricrescita e cresceva la speranza, senza mai mollare. “Non potevo, lo dovevo a me stessa e alla mia famiglia.  Tra una chemio e l’altra ho sempre riempito le mie giornate di impegni: mi presento sempre truccata, ben vestita ed elegante, avevo bisogno di piacermi e vedermi curata, a posto”, ha raccontato a Repubblica.

NIENTE PAURA

Mai mollare, è sempre stato il suo credo.  “Non provavo paura  ma rabbia perché quando ho fatto il test genetico sulla famosa mutazione BRCA, che ho scoperto di avere, ho saputo che anche una mia parente era nella mia stessa situazione da tempo ma non me l’aveva mai raccontato per pudore o forse per una scarsa informazione. Sono sempre stata considerata un soggetto a rischio per il seno al quale dedicavo prevenzione con cadenza semestrale mentre con cadenza annuale effettuavo i controlli ginecologici. Se ci fosse stata più informazione sulla correlazione del cancro al seno con quello dell’ovaio, quindi sul test genetico, avrei potuto evitare la malattia facendo controlli ancora più frequenti e specifici. Siamo nel 2019, eppure intorno a questi argomenti esistono ancora tanti tabù”, prosegue il racconto al quotidiano romano.

TUTTO DIVERSO
Mamma, moglie, insegnante e anche imprenditrice, donna di sport, esuberante e allegra, amante. Apparentemento tutto come prima ma in realà la situazione che Mirosa spiega è questa: “Cerco di continuare la vita di sempre ma con una maggiore consapevolezza della precarietà e fragilità della mia vita. Niente è più come prima. Dopo questa malattia così devastante, per me e la mia famiglia, ho cambiato le mie priorità e gli affetti. Ti tieni strette le persone che si accorgono di quando sei a terra e ti aiutano a rialzarti mentre allontani quelle che, impegnate nella routine quotidiana, non vedono neanche se cadi”, ha detto nell’articolo apparso nella rubrica Oncoline.

con Nicoletta Cerana di Acto Campanioa (da Facebook)

TANTO IMPEGNO
Mirosa Magnotti è entrata a fare parte di Acto Onlus, un’associazione nazionale di pazienti impegnata nell’assistenza e nel sostegno alle donne colpite da tumore ovarico.

Il professor Sandro Pignata (nella foto di copertina), direttore di Oncologia Uro-Ginecologica all’Istituto Nazionale Tumori di Napoli e ricercatore AIRC, l’ha convinta a cimentarsi in questa impresa altrettanto impegnativa.

“Voglio aiutare le donne a non vivere la battaglia da sole e con vergogna. Molte donne, sensibilizzate a effettuare esami e visite per l’individuazione precoce del tumore, potrebbero sopravvivere in misura maggiore rispetto a quanto finora si è potuto fare. A differenza di altre forme tumorali, come quelle al seno e all’utero, dove sono disponibili strumenti di prevenzione efficaci, nel carcinoma alle ovaie l’unica prevenzione possibile è l’informazione”, è il messaggio di Mirosa.

 

 

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