Fiume Sabato, al castello di S. Barbato siglato il contratto di fiume

“Mo Basta!”, questo il motto dell’ associazione “Salviamo la Valle del Sabato” che ha risuonato sabato, 19 maggio, nel castello di San Barbato nel corso del convegno organizzato congiuntamente dall’associazione e dai colleghi di ISDE Avellino, in primis dal Dott. Franco Mazza.

Il convegno, patrocinato dall’Ordine dei Medici di Avellino, dall’ASL AV, dall’A.O. Moscati, dall’Ordine degli Architetti e dal Gal Partenio aveva come obiettivo quello di focalizzare l’attenzione su questa bellissima valle nel cuore dell’ Irpinia, attraversata dal fiume Sabato e circondata da rilevi montani: una splendida cornice che imprigiona però al suo interno le emissioni inquinanti delle troppe attività industriali che qui si svolgono.

E’ così che la Valle del Sabato diventa un altro dei tanti esempi di come un paradiso possa trasformarsi in una trappola per chi ci vive e che vede la propria salute compromessa dalla cattiva qualità dell’aria e dell’intero ambiente. Il convegno ha visto la partecipazione di oltre 200 persone e di numerose autorità che con grande interesse ed attenzione hanno seguito per l’intero pomeriggio i lavori. Presenti tra gli altri molti medici, il presidente dell’Ordine dei Medici dott. Francesco Sellitto, il direttore sanitario ASL dott.ssa Vozzella, alcuni sindaci e amministratori della valle, operatori del settore vitivinicolo, il segretario provinciale della CGIL, il presidente della sezione ISDE di Napoli dott. Antonio Marfella, tre parlamentari del M5S (onorevoli Sibilia, Maraia e Pallini).

La situazione ambientale del territorio è stata illustrata dal Dott Mazza grazie ad una serie di immagini che hanno attestato, più di tante parole, lo stato di contaminazione delle acque del fiume Sabato e come per il fenomeno dell’inversione termica le emissioni provenienti da numerose aziende ristagnino nella valle.

Sono poi seguite tre relazioni di colleghi dell’ISDE nazionale. Il dott Ferdinando Laghi ha affrontato il tema dello smaltimento dei rifiuti e dei rischi per la salute, tema da sempre molto sentito dall’ISDE che ha prodotto numerosi documenti al riguardo. E’ stato sottolineato come incenerimento e discarica siano rispettivamente al penultimo ed all’ultimo posto nella gerarchia di trattamento dei rifiuti ed è stato ricordato che si dovrebbe ridurre innanzitutto la produzione di rifiuti alla fonte e comunque privilegiarne sempre il riuso ed il recupero come materia. L’incenerimento di rifiuti, come di qualunque altro materiale produce migliaia di inquinanti pericolosi per la salute ed è all’origine della cattiva qualità dell’aria. I rischi sanitari connessi all’inquinamento atmosferico sono stati ben illustrati dal dott. Agostino Di Ciaula che ha ricordato come questo problema sia motivo di grandissima preoccupazione per tutta la comunità scientifica dato che, secondo una stima dell’OMS, solo l’8% della popolazione mondiale respira un’aria che rispetta parametri considerati cautelativi per la salute; l’elenco delle malattie a ciò conseguenti si allunga sempre di più ed ovviamente le ricadute più importanti sono sulle frange più suscettibili della popolazione: feti, bambini, donne in gravidanza, anziani.

L’inquinamento atmosferico è stato classificato cancerogeno e da decenni sono noti gli effetti sia a breve che a lungo termine che respirare un’aria inquinata comporta.

A breve termine (giorni) si ha incremento del rischio di infarto, ictus, emorragia cerebrale, per esposizione a lungo termine aumenta il rischio di patologie respiratorie croniche, bronco pneumopatia cronica ostruttiva e cancro al polmone. Ma l’aria che respiriamo esercita anche altri effetti negativi quali diabete, abortività spontanea, malformazioni, parti pretermine, nati sottopeso e soprattutto effetti sul cervello in via di sviluppo con conseguente incremento di disturbi cognitivi e dello spettro autistico, con costi anche economici ormai ben quantificati e non più tollerabili.

Ma nella Valle del Sabato esiste anche il problema dell’agricoltura industriale i cui effetti sulla salute e sull’ambiente sono stati ricordati dalla Dott.ssa Patrizia Gentilini che ha voluto iniziare la sua relazione con messaggi positivi e buone notizie scientificamente documentate. In particolare è emerso da centinaia di studi che hanno confrontato alimenti ottenuti da agricoltura industriale ed alimenti da coltivazioni od allevamenti biologici che questi ultimi non solo hanno meno residui di pesticidi, ma anche minori metalli, in particolare cadmio, migliori profili nutrizionali con più elevato contenuto di polifenoli, omega 3 tanto che un recente documento dell’UE afferma che con una alimentazione biologica si riduce il rischio di malattie allergiche ed obesità, specie in gravidanza si protegge lo sviluppo cerebrale e si ha minor rischio di antibiotico resistenza. L’agricoltura industriale si caratterizza per l’uso massiccio di sostanze chimiche: 140.000 sono le tonnellate di pesticidi sversate nei suoli italiani; si tratta di sostanze persistenti , bioaccumulabili che sempre più si ritrovano nelle nostre acque superficiali e profonde, ma anche nei suoli e nei cibi, visto che in circa 1/3 degli alimenti che arrivano sulle nostre tavole ne contengono, spesso anche come multiresiduo. Il problema dell’esposizione cronica a pesticidi e dei conseguenti rischi per la salute umana è ormai un vero e proprio problema di salute pubblica, sono migliaia i lavori scientifici che attestano, come l’esposizione a pesticidi comporti un incremento statisticamente significativo del rischio di patologie cronico-degenerative oggi in drammatica espansione quali cancro, diabete, patologie respiratorie, malattie neurodegenerative, cardiovascolari, disturbi della sfera riproduttiva, infertilità maschile, disfunzioni metaboliche ed ormonali, patologie autoimmuni, disfunzioni renali. Sappiamo ormai con certezza che l’agricoltura industriale comporta perdita di biodiversità e fertilità dei suoli, aumenta il rischio di desertificazione e contribuisce per circa il 25% alla emissione di gas climalteranti. L’adozione di pratiche di agricoltura biologica ed agroecologia preservano viceversa la fertilità dei suoli e la risorsa acqua e possiamo considerale strumenti di pace dal momento che il 40% dei conflitti mondiali origina per appropriarsi di risorse essenziali a cominciare dall’acqua. Gli stessi cambiamenti climatici possono essere efficacemente contrastati perché grazie a pratiche di agroecologia aumenta il sequestro di carbonio organico (CO) nei suoli.

La seconda parte del convegno è stata affidata ai relatori ing. Salvatore Picariello, arch. Antonella Guerriero e al dott. Luca Beatrice che hanno sviluppato considerazioni su ipotesi e progetti di una possibile e necessaria riqualificazione ambientale del territorio prossimo al fiume Sabato. In dettaglio il primo ha relazionato sulla trasformazione della zona ASI di Pianodardine in area produttiva ecologicamente attrezzata, l’arch. Guerriero ha invece parlato di “Azioni di supporto e strumenti innovativi per il benessere del territorio”, infine il presidente del GAL Partenio Beatrice ha esposto le opportunità del Contratto di Fiume come strumento di pianificazione strategica per la Valle del Sabato. Nell’occasione il presidente dell’associazione “Salviamo la Valle del Sabato” dott. Franco Mazza ha firmato il protocollo d’intesa di adesione al Contratto di Fiume.

“Quando le comunità, prendono coscienza dei problemi possono cambiare il loro destino e la presenza di tanti giovani che col loro inno e la loro vivacità e fantasia ci hanno contagiato ci fa davvero sperare che la Valle del Sabato torni ad essere quel paradiso che qualcuno, per troppo tempo, ha dimenticato che fosse” ha concluso Mazza.

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