Elettrificazione linea Salerno-Avellino-Benevento: stazione chiusa per due mesi

Per oltre due mesi la stazione ferroviaria di Avellino resterà isolata dal resto della rete ferroviaria italiana.  Finalmente una sospensione dovuta alla necessità di continuare i lavori di elettrificazione e di ammodernamento della linea ferroviaria Salerno/Avellino/Benevento e non a scelte che hanno portato negli anni trascorsi alla marginalizzazione di questa importante struttura per la nostra città.

Dopo una fase di estrema precarietà, fatti nuovi si stanno registrando in quest’ultimo periodo. Finalmente viene avanti una diversa visione di sviluppo per la nostra città da parte della amministrazione regionale che ha proposto la elettrificazione della ferrovia Salerno-Avellino Benevento ed i cui lavori sono in fase di esecuzione.

Si tratta di un’opera che va nella direzione di realizzare una vera e propria Metropolitana Regionale, una idea proposta da anni ma a cui non è stato mai dato seguito.

Una opportunità per far rivivere anche la “sospesa” ferrovia Avellino Rocchetta, oggi riutilizzata a fini turistici.

In questa ottica Avellino potrebbe collegarsi ai corridoi ferroviari  che contano in attesa della realizzazione della linea ad Alta capacità (Roma) Napoli-Bari (Taranto).

La ultimazione della metropolitana leggera cittadina di Avellino, che ha il capolinea nel piazzale della stazione FS e la riapertura della strada Bonatti,  che in poco più di 5 minuti collega la zona della Ferrovia al centro della città, possono consentire la rivitalizzazione dell’intero quartiere di Borgo ferrovia attraverso una nuova politica di integrazione ferro/gomma.

In questi ultimi anni si è speso molto tempo in interminabili discussioni sul ruolo della nostra città, del suo Piano Strategico nella costruzione dell’area vasta: oggi ci sono le condizioni per recuperare i ritardi accumulati in questi anni; oggi ci sono le condizioni, ancora una volta, per iniziare un percorso di uscita dall’isolamento che, se da una parte è caratteristica, anche positiva, dei borghi appenninici, dall’altra è la causa prima dell’abbandono di quegli stessi borghi, quando alla valorizzazione delle caratteristiche di arroccamento, tradizione, enogastronomia, non si unisce la possibilità reale di raggiungerli o di muoversi da questi per raggiungere capoluoghi con possibilità lavorative maggiori in tempi relativamente brevi.

 

 

SPOT