Avellino, i monumenti della discordia tra figuracce, polemiche e soldi spesi male

Ha ragione Franco Festa, il professore di matematica con un amore sviscerato per la città di Avellino: «Se qualcuno ha intenzione di omaggiare la città, lo faccia per bene. Altrimenti si corre il rischio di oltraggiarla».

La considerazione diventa spontanea quando si va a guardare l’ennesimo monumento “criptato” installato in città, quello sistemato al Corso Vittorio Emanuele, difronte alla Chiesa del Rosario.

Non bastavano le “ali della libertà”, ancora ricoperte in attesa di essere svelate alla città con l’inaugurazione prevista a giorni, situate difronte al Palazzo Vescovile di Piazza Libertà.

Nemmeno bastavano quelle facce della disperazione, i due volti tristi e amareggiati installati difronte alle Poste centrali di Avellino, il cui significato e la necessità sfuggono davvero a tanti cittadini. Monumenti acquistati e non regalati alla città, sia chiaro.

Opere che solo pochi eletti riescono a capire e a decifrare e che quindi piacciono a pochi.

Pezzi costati chissà quanto, magari in grado di attirare l’attenzione dei (pochi) turisti che s’interrogheranno sul significato di elementi dell’arte e della cultura che esprimono la tristezza di una città.

E adesso quel cubo con la “laguna” in evidenza, in mezzo al Corso principale di Avellino, cos’è?

Il colore verde scuro ricorda il mare e in mezzo, quei tanti rilievi, che fanno pensare a isolette.

E’ stato spiegato, in pompa magna, che si tratta di un’opera ideata tre anni fa dal Lions Club Avellino-Principato Ultra e realizzata da un artista napoletano (Ciro Nocerino) anche con il contributo economico del Comune di Avellino.

Dicono che con quell’opera il Lions Club Avellino Principato Ultra«aderendo alla richiesta di quello International, in occasione del centenario dell’associazione, ha voluto lasciare un segno tangibile della presenza sul territorio, a testimonianza del nostro impegno per la comunità».

La presenza dei Lions? Boh.

In realtà quell’impegno si è tradotto nel provocare reazioni ironiche e rabbiose, da parte di chi ha osservato il piccolo monumento che vuole essere la mappa di Avellino. Tutta da interpretare.

A parte che sul monumento campeggia il marchio di una azienda privata – e già questo appare poco elegante e inopportuno, visto che si parla di un “dono” dei Lions – ma sul bassorilievo (che ricorda la laguna di Venezia), non sono stati riportati tutti i monumenti di una città che, peraltro, ne vanta pochissimi.

Manca il monumento principale, il simbolo, quello che su ogni immagine di Avellino va in coppia con il campanile del Duomo, ovvero il palazzo della Dogana.

Non solo quello. Manca anche la fontana di Bellerofonte (qui sotto nella foto, a beneficio dell’artista), e altro ancora.

Gli interrogativi, le critiche, le polemiche, le accuse, anche gli sfottò, stanno riempendo le pagine dei social.

Tutto concordi con il professore Festa: quel monumento è offensivo alla città.

Lo hanno inaugurato da due giorni ed è diventato meta di quanti vanno ad osservarlo, fanno qualche smorfia he vale più di ogni commento, qualcuno esprime giudizi e va via scuotendo la testa.

Sottolinea il professore Festa in una intervista a Il Mattino: «Possibile che, quando è stato realizzato, nessuno s’è accorto che non c’erano la Dogana e la Fontana? Ma questa gente conosce la città? Nessuno ha avuto l’umiltà di confrontarsi con chi questa cittàla vive da sempre e la difende. Un lavoro del genere dovrebbe essere realizzato con la giusta sensibilità e umiltà».

Dogana salvaci tu, si legge sullo striscione apposto dinanzi a quel palazzo storico: è proprio il caso di drilo, “salvaci tu”

Tantissimi gli interventi di personaggi locali che conoscono a fondo la storia di Avellino e che criticano il dono per nulla gradito.

Alla cerimonia di inaugurazione c’era anche il commissario straordinario Priolo ma lui non conosce tutti i monumenti di una città allo sbando.

Come se non bastassero i Buchi Neri ovvero i palazzi pericolanti che si vedono in tutta la città, a distanza di 39 anni dal terremoto, ora questi nuovi monumenti rendonoe più triste un capoluogo che s’interroga sui motivi per i quali ci sia tanta superficialità mista a supponenza da parte di chi ignora la storia e la cultura.

Come dimostra questo pasticcio davvero imbarazzante, un monumento realizzato con superficialità, nonostante vi siano stati tre anni di tempo per studiaree portare a termine l’opera.

Magari sarebbe il caso di rimuovere quella specie di catafalco, che ne dite?

 

 

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