Sottili: un impegno costante sul territorio

Sottili: un impegno costante sul territorio

Si è svolto oggi il 196esimo anniversario della Fondazione dell’Arma dei Carabinieri. Ad aprire la cerimonia è stato il Comandante dei Carabinieri della Provincia di Avellino, Gianmarco Sottili. Di seguito il testo integrale del suo discorso: “Ringrazio Sua Eccellenza il Prefetto Ennio BLASCO, il Vescovo di Avellino, Mons. MARINO, l’Abate di Montevergine, il Sindaco della città, il Presidente della provincia, i Parlamentari, i Sindaci degli altri comuni irpini, il Procuratore di Avellino ROMANO, il Procuratore aggiunto della DDA, CANTELMO ed il Sostituto SOVIERO, i Presidenti dei Tribunali ed i Procuratori di Ariano Irpino e Sant’Angelo dei Lombardi. Con loro ringrazio tutti i rappresentanti della magistratura giudicante ed inquirente. Saluto il Questore, i Comandanti provinciali della Guardia di Finanza e della Guardia Forestale, dei VV.FF. del 232° reggimento e tutte le autorità religiose, civili e militari che con la loro presenza hanno voluto manifestare la vicinanza ai carabinieri di Avellino. Ringrazio i rappresentanti delle categorie imprenditoriali e quelli dei sindacati dei lavoratori per tutta la collaborazione fornitaci e per i molti messaggi di stima che ci hanno fatto pervenire. Un fraterno benvenuto ai ragazzi della casa sulla roccia ed al loro presidente nostri amici da tempo. Un grazie agli amici della stampa che ci seguono con interesse. Un caro saluto ai Carabinieri non più in servizio attivo ed ai colleghi della rappresentanza militare. Rendo omaggio ai caduti ed abbraccio le loro famiglie. Infine, ma non ultimi, saluto tutti i Carabinieri del comando provinciale e le loro famiglie ed insieme a loro spero di riaccogliere presto tra noi i militari che non godono in questo momento di piena salute. Da quasi due secoli i carabinieri combattono contro i nemici interni ed esterni del nostro paese senza una incertezza, senza un cedimento. Si sono sacrificati su tutti i campi di battaglia dove sventolavano i colori del Regno di Sardegna prima e dell’Italia poi, unita ormai da 150 anni. Hanno caricato nemici cento volte più forti a Pastrengo, sul Podgora, a Culqualber. Sono morti prima in Africa, in Russia, in Grecia, cadendo da soldati e poi nelle Fosse Ardeatine, a Cefalonia… O ancora, come pochi sanno, nei campi di concentramento, dove i nazisti deportarono oltre 2000 carabinieri di Roma che si rifiutarono di tradire il loro giuramento.
Due secoli durante i quali i carabinieri non hanno avuto timore di affrontare i banditi, i separatisti, i terroristi e tantomeno hanno oggi hanno timore di affrontare mafiosi e camorristi.
Si perché oggi questa è la battaglia strategica che i carabinieri devono continuare a combattere in questa provincia.

Pochi giorni fa nel corso della inaugurazione di una importante stabilimento a Pianodardine un giurista, descrivendo le caratteristiche che deve avere una moderna azienda, ha detto che l’impresa del futuro deve avere i piedi nel territorio e lo sguardo sul mondo.
Mutuo questa affascinante definizione perché credo che purtroppo essa si attagli perfettamente anche alla criminalità organizzata, che oggi ancora più che in passato ha le radici nel territorio, da cui trae linfa vitale e lo sguardo famelico, e non certo propositivo e costruttivo dell’imprenditore onesto, rivolto alle opportunità che il mondo gli offre.
Ciò non ci stupisca. Sappiamo bene che nel corso della sua arringa in uno dei più importanti processi celebrati a Palermo negli ultimi anni, il PM ha ricordato una affermazione che un collaboratore di giustizia, inserito a pieno titolo nel cd terzo livello della mafia, attribuiva a Provenzano “ora dobbiamo fare impresa”.
Orbene se la criminalità organizzata ha i piedi sul territorio e lo sguardo sul mondo, sbaglia l’investigatore troppo tradizionale che ne vede solo i piedi e sbaglia l’investigatore troppo moderno che ne segue solo le mire: flussi di denaro, investimenti, riciclaggio… Questo errore i carabinieri del nostro Nucleo Investigativo e degli altri reparti non l’hanno commesso. Abbiamo colpito pesantemente e ripetutamente con la DDA di Napoli e, per la parte che riguarda i reati fine, anche con le Procure della nostra provincia, i legami dei clan sui nostri territori, impedendo più volte che potessero riprodurre le loro metastasi. Ricordo solo le ultime due operazioni sul clan GRAZIANO di Quindici e del superenalotto che ha individuato e colpito la pericolosa alleanza tra i CAVA ed i GENOVESE, finalizzata ad aggredire Avellino ed il suo hinterland.
Noi sappiamo bene come la forza della camorra, fondata sul racket e sulla omertà, venga dal territorio e che occorre, sul territorio, spezzare il suo legame con la società civile e soprattutto con quella area grigia in cui si trovano le persone che da vittime troppo spesso si trasformano in sostenitori e favoreggiatori, per trarre i loro vantaggi dai troppo facili arricchimenti che la criminalità organizzata propone.
Quest’anno, per la prima volta, la partecipazione a questa cerimonia dei labari dei comuni di San Martino Valle Caudina, e di Summonte, insieme a quello di Quindici, rappresentano simbolicamente il legame dell’Arma con alcuni dei comuni più esposti.
Ma è altrettanto chiaro che in tutto il paese e fuori d’Italia la magistratura e noi dobbiamo anche saper seguire e comprendere dove lo sguardo della camorra si posi, dove estenda le proprie mire di espansione e di interesse, per colpire gli investimenti illeciti e ancor più i tentativi di acquisizione di imprese a rischio.
Anche qui i carabinieri di Avellino hanno dimostrato di saper prevenire le mosse della criminalità di altre provincie colpendo i clan del napoletano che tentavano di impossessarsi di una delle più importanti imprese commerciali della zona di Venticano o quelli del salernitano che volevano in qualche modo estendersi sulla zona conciaria.
E neppure abbiamo consentito che la verde Irpinia fosse considerata paradiso di latitanza, scovando persino a Paternopoli e a Lacedonia chi si nascondeva.
Ma la nostra azione dei mesi passati non è stata indirizzata solo alla criminalità organizzata. Noi carabinieri sappiamo bene che la gente soffre i reati cd comuni non meno di quelli di mafia.
In questi anni abbiamo sviluppato una rete di controllo del territorio particolarmente stringente basata su posti di controllo, servizi a piedi e presenza nelle zone sensibili: fabbriche, mercati, cantieri, dove da anni operiamo in un rapporto di collaborazione indissolubile con la Direzione Provinciale del Lavoro….
Nella materia siamo stati precursori. Oggi in tutte le aree sensibili del Paese si procede al controllo a tappeto dei cantieri, si effettuano posti di controllo con percentuali orarie elevatissime, si intensificano i servizi a piedi. Ciò che noi abbiamo in atto sin dalla fine del 2006.
Il nostro progetto di controllo è stato da sempre incentrato sulla valorizzazione del comandante della stazione e dei militari in servizio presso quei presidi insostituibili. Oggi posso dire con orgoglio che abbiamo stazioni capaci di affrontare la criminalità organizzata con la stessa sicurezza con cui affrontano gli spacciatori o i borseggiatori. Non è un caso, e, a prescindere dai meriti dell’interessato, va ad onore di tutti i comandanti di stazione di questa provincia, che il Gen. C.A. Maurizio SCOPPA, nostro comandante interregionale, ed il Gen. D. Franco MOTTOLA, questa mattina a Napoli abbiano premiato quale miglior comandante di Stazione della intera Regione Campania, il comandante di Solofra, Mar. A. s UPS FRISCUOLO.
Un ultima annotazione se mi è permesso di genere personale. Forse non si dovrebbe, ma in questi momenti è difficile distinguere il piano professionale da quello più intimo. Io sono giunto alla fine di quello che un mio vecchio comandante chiamava il mio “turno di guardia” in Irpinia.
Probabilmente tra poco dovrò lasciare questo comando e voglio ringraziare la popolazione di questa splendida terra e le autorità che la rappresentano per la vicinanza che hanno sempre manifestato all’Arma in questi quattro anni, quasi con una “corrispondenza d’amorosi sensi”.
Col consenso dei presenti però voglio rivolgere un grato pensiero a tutti i carabinieri di questa provincia che mi hanno seguito senza riserve, nei moltissimi successi, dovuti interamente alle loro elevatissime qualità morali e professionali, come nei pochi insuccessi di cui, a me solo, rivendico la totale responsabilità. Viva l’Arma dei Carabinieri! Viva l’Italia!”

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