“La Dogana deve rivivere”: la proposta dei Giovani Architetti

L’Associazione Giovani Architetti della provincia di Avellino, presieduta dall’arch. Antonella Guerriero, interviene nella discussione sul futuro della Dogana di Avellino con una proposta di recupero della struttura attraverso lo strumento del project financing.
“In attesa di quelli che saranno a breve gli sviluppi, speriamo definitivi, di un bene fatiscente facente parte del nostro patrimonio di edilizia storica; …

L’Associazione Giovani Architetti della provincia di Avellino, presieduta dall’arch. Antonella Guerriero, interviene nella discussione sul futuro della Dogana di Avellino con una proposta di recupero della struttura attraverso lo strumento del project financing.
“In attesa di quelli che saranno a breve gli sviluppi, speriamo definitivi, di un bene fatiscente facente parte del nostro patrimonio di edilizia storica;
nel mostrare tutta la nostra attenzione alle tematiche urbane, nonché alle vicende economiche legate alla compravendita, esproprio o qualsivoglia pratica economica che vedrà coinvolta “la dogana” nei prossini giorni;
nell’intento di mantenere sempre vivo l’interesse per le buone pratiche ed esponendoci personalmente alle critiche di colleghi e concittadini, ci permettiamo di condividere la nostra seppur semplice idea di buona pratica progettuale, suggerendo senza pretesa alcuna, la possibilità di un project financing.
Il presupposto culturale di questa idea di progetto nasce dalla considerazione che i patrimoni immobiliari, specie quelli a valenza storico-paesaggistica, non possono essere, se non in rarissimi casi, gestiti dagli enti locali.
Le difficoltà di gestione della cosa pubblica, la carenza diffusa di senso civico e le acclarate speculazioni di fondi comuni, vedi il caso sempre attuale dell’ex GIL, ci portano a valutare altre possibili forme di riqualificazione. Pratiche che, alle volte, sembrano ignorate, da un’amministrazione che ne ha già testato i benefici.
Il project financing, cioè la collaborazione pubblico-privato, in questo caso è lo strumento adatto. Una possibilità che concilia l’interesse delle amministrazioni pubbliche nel non perdere, od in questo caso nell’acquisire, la proprietà del manufatto, con la necessità di conservare al meglio del bene stesso. Tale formula permetterebbe all’amministrazione di partecipare direttamente con il proprio patrimonio storico-edilizio a nuove ed estese forme di accordo con i privati.
L’espropriazione della dogana, indubbiamente onerosa per le casse comunali, in assenza di una visione concreta del successivo utilizzo sarebbe solo uno spreco di denaro pubblico. Ma l’ipotesi di gestione pubblico-privato, già adottata nel caso della piscina comunale, renderebbe possibile la trasformazione della dogana.
Un progetto rispettoso delle caratteristiche originarie del bene ed intriso dei caratteri commerciali e culturali che hanno visto vivere la comunità nella struttura, prodotto con la sempre utile collaborazione della Sovraintendenza per la scelta di tecniche e materiali opportuni, potrebbe dare nuova vita alla Dogana.
Il progetto propone la trasformazione funzionale dell’immobile in una libreria tipo “Punto Feltrinelli”.
La scelta mira a recuperare, non solo, il valore fortemente identitario dell’ edificio storico, ma anche a rivitalizzare un’intera area urbana, creando, inoltre, posti di lavoro e servizi al cittadino.
Il restauro conservativo della facciata, l’allusione alla spazialità del vecchio cinema e la funzione commerciale recuperata costituisco il filo guida della visione condivisa dalla nostra associazione.
Una grande libreria che prende il posto del grande schermo, una sala che possa ospitare eventi culturali ed un terrazzo che goda della vista panoramica e che possa ospitare i caffè e gli aperitivi in un luogo che è ormai privo di spazi.
Una visione giovane che mira a trasformare la Dogana in un importante modello di approccio in tema di restauro e riuso. Un esempio di come sia possibile modernizzare, senza snaturare.
Un complesso ormai abbandonato, vittima di una politica disfattista, che rivive per dimostrare un senso civico ritrovato. Un esempio di buona pratica che porti la città verso la strada della qualità”.

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