Mancino: “Temo di non vedere finito il processo”

Nicola Mancino si è difeso come un leone al processo Stato-mafia, nell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo, ma al suo legale Massimo Krogh ha confidato: «Ho paura di finire prima che questo processo si concluda».
Mancino compirà 85 anni ad ottobre e ha lamentato l’eccessivo numero dei testi dell’accusa, che portano inevitabilmente ad allungare i tempi del processo. Per questo motivo, l’avvocato Krogh ha chiesto alla corte di potere sentito più di un testimone per volta e ch…


Nicola Mancino si è difeso come un leone al processo Stato-mafia, nell’aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo, ma al suo legale Massimo Krogh ha confidato: «Ho paura di finire prima che questo processo si concluda».
Mancino compirà 85 anni ad ottobre e ha lamentato l’eccessivo numero dei testi dell’accusa, che portano inevitabilmente ad allungare i tempi del processo. Per questo motivo, l’avvocato Krogh ha chiesto alla corte di potere sentito più di un testimone per volta e che l’esame sia il più ristretto possibile sulle posizioni.
Dinanzi alla corte d’assise che sta processando politici, boss e ufficiali delle forze dell’ordine per quello che viene definito un patto segreto tra rappresentanti dello Stato e Cosa Nostra, l’ex presidente del Senato è imputato di falsa testimonianza.
Ai giudici, durante la sua deposizione, Mancino ha letto 22 pagine di una articolata e dettagliata difesa per smontare il capo di imputazione, lanciando pure frecciate all’ex ministro Claudio Martelli a al supertestimone Massimo Ciancimino, definito inattendibile dal politico di Montefalcione. «Confermando la mia assoluta estraneità ai fatti, resto fiducioso avanti a voi chiamati a giudicarmi», ha concluso Mancino, accusato di aver mentito nel corso di due confronti in aula davanti ai giudici che processavano l’ex capo del Ros Mario Mori per favoreggiamento. In particolare vengono contestate le discrepanze tra le sue dichiarazioni e quelle degli ex ministri Claudio Martelli e Vincenzo Scotti a proposito della condotta del Ros dopo le stragi del ‘92, dei contatti dei carabinieri con l’ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino e della ricostruzione dei motivi che portarono alla sua nomina alla guida del Viminale al posto di Scotti. Secondo i pm il politico irpino sarebbe stato nominato Ministro dell’Interno in quanto più morbido verso la mafia, rispetto a Scotti. Versione sempre smentita dall’imputato Mancino il cui legale Krogh, al termine della deposizione, ha detto: «Il mio assistito sta vivendo un momento di grande sofferenza fisica e psichica: teme di finire prima che finisca il processo».

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