Caso acqua, nuova interrogazione di Carlo Sibilia (M5S)

Lo scorso trenta ottobre il deputato del “Movimento 5 Stelle” ha presentato una seconda interrogazione al Ministero dell’ambiente ed al Ministero della salute. Questo il testo: “come risulta dalla nota dell’autorità di ambito territoriale ottimale 1(prot. 0004534 del 6 agosto 2014) avente ad oggetto l’inquinamento da tetracloroetilene della falda idrica profonda nei comuni di Montoro e di Sorofra in provincia di Avellino e dalla trasmissione del verbale della seconda seduta della conferenza dei …

Lo scorso trenta ottobre il deputato del “Movimento 5 Stelle” ha presentato una seconda interrogazione al Ministero dell’ambiente ed al Ministero della salute. Questo il testo: “come risulta dalla nota dell’autorità di ambito territoriale ottimale 1(prot. 0004534 del 6 agosto 2014) avente ad oggetto l’inquinamento da tetracloroetilene della falda idrica profonda nei comuni di Montoro e di Sorofra in provincia di Avellino e dalla trasmissione del verbale della seconda seduta della conferenza dei servizi svoltasi il 30 luglio 2014, l’ATO Calore Irpino si è attivato per avviare una serie di incontri interistituzionali istituendo un tavolo tecnico allo scopo di individuare le misure da adottare per la messa in sicurezza di emergenza; l’autorità di ambito, a partire da gennaio 2014, ha coordinato nei propri uffici diverse riunioni con i soggetti competenti a cui seguirono altre presso il comune di Solofra dalle quali emerse l’esigenza di predisporre degli studi e strumenti idonei per il superamento dell’emergenza ed in particolare l’AATO ha provveduto alla redazione ed approvazione del piano di messa in sicurezza di emergenza (MISE) il quale comprendeva diverse fasi dalla barriera idraulica per la messa in sicurezza della falda e dell’acquedotto di surrogazione per alimentare le due comunità; tale piano è stato oggetto di esame nel corso della prima riunione della conferenza dei servizi tenutasi presso la regione Campania il 12 marzo 2014 nella quale emerse la necessità di integrarlo con la redazione di uno studio idrogeologico al fine di quantificare la portata potenzialmente emungibile nella piana con la barriera e successivamente trasferita nel sistema di collettamento dei reflui al depuratore comunale gestito dalla Cogei, nonché un cronoprogramma temporale delle varie opere; l’AATO ha provveduto alla nomina dei consulenti dell’università del Sannio per lo studio idrogeologico ed ha redatto le ultime integrazioni con il proprio ufficio tecnico; il tutto è stato illustrato nella seconda riunione della conferenza di servizi del 30 luglio nella quale, in particolare, si invitava la regione Campania ad autorizzare l’attivazione della barriera idraulica e l’estrazione della falda profonda al fine di ottenere il contenimento della sostanza contaminante e a finanziare le opere previste nel piano di MISE, compreso l’acquedotto di surrogazione per i comuni di Montoro e Solofra; la dichiarazione scritta dell’ingegnere Montano, consulente a supporto del commissario dell’ATO, a conclusione della seconda riunione della conferenza dei servizi del 30 luglio, evidenzia che la situazione di rischio di inquinamento della falda profonda derivante dai monti di Solofra non risulta attenuata; anzi alla luce delle risultanze dello studio idrogeologico redatto dai docenti dell’università del Sannio si ritiene che il rischio di inquinamento della falda sia tuttora presente, atteso le accertate caratteristiche di permeabilità degli strati superficiali dei terreni della piana solofrana e della fratturazione dello strato tufaceo, ove presente, a ricoprimento dei calcari di base, dove circola la falda profonda. Da tali strati venivano emunte, fino al manifestarsi del fenomeno di inquinamento di inizio gennaio 2014, certamente dai Campi Pozzi di Chiusa e di S. Eustachio di Montoro, le acque ad uso idropotabile che il gestore Alto Calore impiegava per l’alimentazione dei comuni di Montoro e della Valle del Sabato, nei periodi di magra. In ordine alla datazione dell’origine del fenomeno di inquinamento sembra ormai plausibile affermare che io stesso non abbia avuto origine recentemente; ciò, per varie considerazioni, non ultima il rinvenimento del tetracloroetilene nel pozzo di Chiusa fin dal 2007. Si ritiene che debba essere condiviso il fatto che rinunciare al piano di MISE, per dare il giusto corso alle attività di caratterizzazione dell’inquinante, comporta il rischio che nelle more del completamento dell’iter di indagine e conseguenti attività autorizzatorie per l’eventuale bonifica, il fenomeno di inquinamento della falda permanga, non essendo stato eliminato con certezza la fonte di inquinamento, con il pericolo che la piezometria della falda trasporti l’inquinante molto più a valle, con effetti disastrosi sulle popolazioni che si approvvigionavano della stessa. In merito all’ultima circostanza si ritiene utile, per le conclusioni che si riterrà di assumere con la conferenza di servizi, valutare la necessità di interessare le istituzioni competenti su rischio che la popolazione abbia già potuto subire danni dall’inquinamento dell’acqua potabile, come visto datato negli anni (prima del 2007, ndr), e pertanto sollecitare le stesse istituzioni di dare corso ad una indagine epidemiologica sulla popolazione per l’alta incidenza di malattie gravi connesse all’inquinamento; la dichiarazione scritta del dottor Galasso, consulente dell’ATO Calore Irpino, a conclusione della seconda riunione della conferenza di servizi del 30 luglio, evidenzia l’urgenza e l’indifferibilità degli interventi di messa in sicurezza di emergenza per cui, ferma restando la necessità di procedere anche al piano di caratterizzazione, si ritiene che la priorità assoluta rimanga la MISE al fine di preservare pubblica incolumità ed evitare l’allargamento dell’area di contaminazione; sul caso il primo firmatario del presente atto, presentato un’interrogazione a risposta in commissione il 12 febbraio 2014, a cui non è ancora stata data alcuna risposta da parte del Ministero della salute; a settembre 2014 dalla stampa locale si è appreso che altri sei mesi di indagini sono stati chiesti dal capo della procura della Repubblica di Avellino Rosario Cantelmo e dal sostituto Elia Taddeo, che si occupano dell’inchiesta sull’acqua al tetracloroetilene a Solofra, al giudice per le indagini preliminari presso il tribunale di Avellino per effettuare nuovi accertamenti relativi all’indagine condotta dai carabinieri della stazione di Solofra: se i Ministri interrogati, considerato il considerevole lasso di tempo intercorso dal diffondersi della notizia di inquinamento idrico da tetracloroetilene agli inizi di gennaio 2014, non ritengano di dover intervenire adottando iniziative per quanto di competenza, l’avvio, anche per il tramite dell’Istituto superiore di sanità, di uno screening sulla popolazione a tutela del diritto alla salute”.

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