Alto Calore, si teme il fallimento: Ciarcia incontra i lavoratori

Alto Calore

Alto Calore, paura tra i dipendenti per un eventuale fallimento.

Questa mattina, nella sala riunioni di corso Europa, l’amministratore unico Michelangelo Ciarcia, incontrerà lavoratori e sindacato per illustrare la situazione.

Qualora la ricapitalizzazione (passaggio necessario al fine di evitare conseguenze negative per i dipendenti) non fosse approvata, i soci non avrebbero alcun obbligo di assorbimento del personale.

Poi ci sarebbero ulteriori 120 giorni per sottoscrivere o liberare totalmente o in parte.

Delle 320 unità attualmente in forza alla società che gestisce il servizio idrico in Irpinia e parte del Sannio, 21, compresi i due dirigenti, andranno in pensione il primo dicembre: 18 con l’anticipo e 3 per aver raggiunto i limiti previsti dalla legge.

Per l’azienda la riduzione conseguente sul monte stipendi ammonta a 1,4 milioni di euro, anche se la società dovrà versare una liquidazione complessiva pari a 1,1 milioni di euro. A questi esodi si aggiungeranno 85 entro il 2028, raggiungendo così quello che dovrebbe essere il fabbisogno di lavoratori calibrato per Acs.

Dire no all’aumento del capitale vorrebbe dire vedersi chiudere, in tempi piuttosto rapidi, le linee di cedito da parte delle banche. Negli ultimi mesi l’Alto Calore ha provveduto alla rateizzazione degli ultimi 4.5 milioni di debiti con l’Inps, rimettendo il Durc in attivo. Passaggio fondamentale per proporsi poi alla Regione per la gestione del finanziamento triennale di 60 milioni previsto per la ristrutturazione delle reti.

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