Alto Calore, recupero crediti solo per noi: la giustizia secondo Ciarcia

Ciarcia - Alto Calore

Giustizia a senso unico, è quella che piace a Michelangelo Ciarcia, presidente dell’Alto Calore.

Il presidente – da un lato – bacchetta gli avvocati che invocano il risarcimento all’Alto Calore e i giudici che accolgono le istanze di utenti ed enti creditori.

Dall’altro impone il rientro dei crediti attraverso la Crearci s.rl. in passato (con risultati disastrosi rispetto alle aspettative) e ora con un ufficio interno.

Accusa agli avvocati

Aveva dichiarato Ciarcia l’altro giorno: «Ci sono avvocati pronti ad intentare causa all’Alto Calore anche per pochi euro, con annessi atti di pignoramento. Sia da una parte che dall’altra il motivo di queste azioni è solo uno: mungere soldi all’azienda. Ma ora è tempo di dire basta».

Dire basta che significa?

L’amministratore dell’Alto Calore, Michelangelo Ciarcia, avrebbe indirizzato il suo sfogo pure ai presidenti dei Tribunali di Avellino e Benevento e ai vertici dei due Ordini forensi sottolineando che “nel corso degli ultimi anni si è assistito al proliferare incontrollato di cause da parte degli utenti per importi irrilevanti caricati, però, di gravose spese legali. Oltre a congestionare l’attività dell’Ufficio Legale dell’azienda, questo andazzo sembra rincorrere il solo scopo di produrre spese legali più che tutelare i diritti lesi».

Giustizia ciarciana

Il quesito facile facile è questo: perchè l’Alto Calore non paga ovvero non restituisce i soldi agli agenti diritto? Normale che, in assenza di risarcimento, gli utenti attivino i propri legali.

Del resto è ciò che fa l’Alto Calore quando gli utenti risultano morosi, attivando procedure legali per il recupero di quanto dovuto. Ma la “giustizia ciarciana” è diversa da quello dello Stato italiano?

Il presidente Ciarcia chiede ai presidenti dei tribunali «l’emanazione di una circolare ai propri iscritti affinché, nell’accettare incarichi di controparte dell’Alto Calore, tengano conto degli interessi pubblici in gioco».

Risposta degli avvocati

Molti avvocati avrebbero voluto rispondere per le rime, ma sono stati bloccati dal presidente del Consiglio dell’Ordine che ha preannunciato un duro documento su questo caso, diffuso domani pomeriggio dopo l’assemblea convocata appositamente presso la sede  dell’Ordine degli Avvocati.

Alcuni avvocato non ce l’hanno fatta a restare in silenzio, rispetto a questa grave accusa proveniente da un presidente di Ente pubblico e hanno indirizzato dichiarazioni alla nostra redazione.

Lettera offensiva

Il consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Avellino, Raffaele Tecce, ad esempio, ha detto: «Trovo la lettera dell’amministratore dell’Alto Calore offensiva nei confronti degli avvocati che quotidianamente si spendono con passione per questa professione. E’ irrispettoso puntare il dito contro l’avvocato che fa solo il proprio lavoro, facendolo passare come chi strumentalizza le questioni per lucrare parcelle. In ogni caso, siccome le spese legali in sentenza li liquida il giudice secondo le tabelle previste, l’invito del dottor Ciarcia diventa incomprensibile».

Altre reazioni

Un altro avvocato ci ha fornito questa dichiarazione: “Accusare gli avvocati di cercare lucro patrocinando nei confronti di povero disgraziati salassati con ingiuste fatture è simbolo non della libertà d’azione di cui si vanta Ciarcia, quanto nell’incapacità di colpire i reali responsabili del dissesto. Chiarisca perché ci sono una moltitudine di incarichi esterni, quando c’è, come da lui indicato, un’avvocatile dell’ente; spieghi perché ci sono 102 tecnici esterni che ogni giorno girano la provincia e poi affidano gli appalti a ditte esterne. Dica perché, invece, in sede, si cercano ingegneri per cui risulta necessario affidarsi a tecnici non interni. Parli di quanto guadagnano insorgenti e i funzionari, lui compreso”.

Pagamento in salumi…

Duro affondo di un legale che difende gli interessi di diversi clienti: “Ai piccoli utenti arrivano bollette di migliaia di euro immotivate; conguagli senza indicazione precisa di valore, per consumi presunto vecchi di decenni e senza che l’ente provveda al proprio lavoro, ovvero verificare periodicamente il consumo reale. Poi si vorrebbe che, oltre il danno la beffa, i poveri vessati paghino da soli gli avvocati o, peggio, non li paghino affatto. Quando Ciarcia inizierà a regalare salumi agli iscritti agli albi, prenderemo in considerazione di patrocinare gratuitamente, così almeno avremo qualcosa da mettere in tavola”, è l’ironica risposta dell’avvocato che ha scritto alla redazione di Irpiniaoggi.

Irrilevante quanto?

E quindi il commento di un legale che opera in un piccolo centro della provincia: “Ho appena letto l’articolo: mi pare di aver capito che la mala gestio dell’azienda derivi anche dalle legittime pretese di utenti-creditori che si sono attivati per recuperare fondatissime pretese, tramite l’opera professionale svolta da avvocati, in virtù di formale mandato ad l’item. E poi, quale è il parametro per definire un importo irrilevante, atteso che tantissimi utenti sono pensionati percepienti anche somme non superiori ai 500 mensili?”.

Ora aspettiamo il documento dell’Ordine degli Avvocati ed eventualmente le scuse del presidente Ciarcia.

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